venerdì 27 febbraio 2009

comunicazione urbana nell'era digitale-2: la storia della sora Lella e del seccardino che non sapeva volare

Io penso che l'Italia abbia un terziario avanzato, avanzatissimo.
Voglio dire: i nostri cellulari a momenti ci fanno pure il caffè, abbiamo sofisticati pc, schermi al plasma, palmari e se vuoi sparire dall'universo invece ti trova faccia libro.
Per questo trovo romantico che ancora si utilizzino, nell'Urbe, strategie comunicative altamente tradizionali come la conversazione ad alta voce fatta dal balcone.

Descrivo la scena:
Urbe, esterno giorno.La luce indica tardo pomeriggio, sole basso e luce rosea
L'esterno descrive un quartiere popolare: marciapiedi sporchi e sconnessi, passanti vestiti in maniera modesta, un mercato sullo sfondo verso destra, bucce di banana in terra. Puzza di fogna mista a rifiuti organici del mercato combinati con monossido di carbonio delle macchine che parcheggiano in sesta fila ma suppongo che quest'odore non sia percepibile da voi e che forse potevo anche evitare di descriverlo. Una disadattata entra da sinistra, è palesemente vestita con gli unici abiti puliti che ha trovato nell'armadio la mattina e ha una busta piena di scatolette per gatti
Da questo momento la struttura narrativa del post cambia e si sposta seguendo il filo diretto degli ingarbugliati pensieri della protagonista disadattata.

Dunque, io adoro la piazza del mercato, perchè è oscenamente urbana. Non credo ci sia un posto più urbano di questo nel quartiere, si concentrano in un solo luogo i sette segni dell'Ube:

  • la munnezza
  • la puzza di smog e rifiuti con sottofondo di profumo di mandorli in fiore e fiume paludoso (vi giuro, semmai venite nell'Urbe fateci caso: è il suo odore
    caratterstico)
  • Negozi squallidissimi uguali a sè stessi dal 1974
  • Una bella centralina telefonica inquinantissima enorme che offre campo pieno a tutti i nostri cellulari
  • Traffico convulso e impazzito
  • Umanità varia, di tutti i colori e le razze
  • Qualche scritta sui muri che inneggia a Totti, alla morte dei laziali,alla morte di Totti.

Sono lì impalata che mi guardo la scena rapita come se stessi seguendo un fantastico sceneggiato televisivo, quando una conversazione tra le centinaia che si svolgono intorno a me cattura la mia attenzione.Il soggetto della conversazione è il blocco intestinale.Ne palano una signora anziana piuttosto corpulenta con accento romanesco bello forte (stile fisico e mimico dela sora Lella, per intenderci) affacciata alla finestra del primo piano di uno dei palazzoni che danno sul mercato; il suo interlocutore è un tipetto seccardino, segaligno, di carnagione giallognola; un pò meno anziano della sora Lella e dall'aria sostanzialmente depressa e malaticcia. La conversazione mi sembra interessante e mi metto subito ad origiliare (ma vi assicuro che il tono di voce consentiva tranquillamente l'ascolto da almeno sette metri di distanza con dovizia di particolari) e quindi mi metto comoda su una panchina e mi accendo pure una bella sigaretta.

E lo so che non è bello origliare i fatti degli altri. Ma in fondo, io sono una cronista dell'Urbe, devo raccontare, scrivere, informare, insomma: l'origliare per me è un dovere di cronaca.
E quindi capisco quanto segue:Il seccardino ha da poco perso la moglie (amica della sora Lella) ed insieme alla moglie ha perso anche la voglia di vivere e quella di andare al bagno. La sora Lella tenta di tirarlo su consigliandogli il suo medico curante, ottimo sturaintestini, a detta sua: Nun t'arrenne' Toni', se t'arrenni è finita. La morte t' trova. Annina tua nun te vorrebbe vedè così..famo 'na cosa, domani er medico mio riceve, tu vie' cco'mé che ce fa passà avanti; lui te consiglia na' bella purga, vedrai te, se te senti meglio: te senti rinato, te torna la voglia de campà..E' evidente che, per la sora Lella, la voglia di vivere e di cagare vanno di pari passo. Si lancia poi in un complesso e pindarico parallelo tra la morte della povera Annina e quella suo povero marito e di come pure lei aveva avuto questo problema che non riusciva più ad andare al bagno.

Cioè qua nell'Urbe quando perdi il tuo partner di una vita diventi stitico. Interessante.

Il lutto non si addice alla carta igienica.

La sora Lella ormai è lanciatissima e dice che quando uno è giovane non ci pensa che andare al bagno fa tanto bene, poi diventi vecchio e capisci, ma troppo tardi, quanto la regolarità intestinale sia in effetti indispensabile e auspicabile.Io a questo punto perdo il personaggio di osservatore nascosto e scoppio a ridere, cerco di darmi un contegno fingendo di parlare al cellulare ma la sora
Lella, furba, ha mangiato la foglia e mi guarda schifata, Tonì, fa 'na cosa, viè su che ne parlamo da vicino, che qua la gente li cazzi sua nun se li fa..diceva mì nonna chi si fa i cazzi sua campa cent'anni..

e caga di molto, aggiungerei

martedì 24 febbraio 2009

Sotto la pioggia urbana

Dunque, l’aneddoto che sto per raccontarvi merita un antefatto.
Anzi due
Il primo antefatto e’ che piove, di nuovo
Il secondo e’ che i miei capelli non possono assolutamente bagnarsi, come i gremlins avete presente che non dovevano prendere acqua senno’ succedevano cose da pazzi? Ecco, cosi’, uguale.
Questo perche’ i miei capelli somigliano al groviglio di serpenti che ha in testa Medusa, con la differenza che i serpenti di Medusa sono ben delineati e lucenti, i miei invece sembrano raffia sporca.
Per cui, una volta che la parrucchiera li ha messi in piega, essi non prendono piu’ nemmeno una goccia d’acqua.
MAI
Quindi, questa mattina alle sette e dieci scendo per andare in ufficio tutta bardata come Toto’ e Peppino in viaggio a Milano, con una specie di preservativo di cellophane in testa (un prodotto di mia invenzione che si aggiunge al cappuccio della tuta anti pioggia); decido poi, dato che piove che Dio la manda, di non essere bardata a sufficienza per affrontare la pioggia: qualche microgoccia potrebbe penetrare le difese dei miei capelli e farmi trasformare nel gremlins, per cui attendo che spiova all’asciutto, sotto il palazzo.
Dopo un po’ mi si avvicina un tizio, correndo sotto la pioggia.
Giacca, cravatta, valigetta, giovane, sembra intorno ai venticinque
Si ripara sotto la tettoia e sorride. Io anche sorrido, non so se si vede che sto sorridendo sotto la bardatura ma forse il tipo lo percepisce comunque e mi dice, che giornata, eh?

Davvero di merda, si (non sono molto loquace a prima mattina, e nemmeno molto gentile. In effetti sono una rozza maleducata, alle sette di mattina)
La parola merda non scoraggia pero’ il tizio che al contrario gli viene un brillio negli occhi e inizia a pescare dentro la valigetta; ne tira fuori un paio di opuscoli dove intravedo la figura di un tale con l’aureola
E no, cazzo, sono le sette di mattina, porca puttana
Nemmeno l’imprecazione ferma il giovane invasato, ecco, te li lascio, leggili
No
Come fai a sapere che non ti interessano se non li leggi?
Lo so, per istinto. Sono medium
Apprendo che il giovane baciato da Dio non ha il senso dell’umorismo ne’ tantomeno quello dell’ironia, perche’ mi chiede tutto interessato: hai un potere? Un carisma? Lo sai da dove viene quel carisma? E intanto si vede che ha la faccia di un agente immobiliare di tecnocasa quando si accorge che la topaia pignorata che sta mostrando e’ di gradimento al pollo di turno
Fammi indovinare…da Dio, giusto?
La risposta era esatta; il tizio inizia una filippica che non intendo ascoltare, la pioggia si e’ calmata per cui lascio il rifugio ed inzio a togliere la catena al motorino; l’unto dal Signore mi segue con quella cartaccia in mano, parla come se un fascio di luce bucasse i nuvoloni neri del cielo urbano e lo centrasse in pieno tipo occhio di bue, non sputa un secondo, non si ferma; guardo l’ora, le sette e venticinque
Senti adesso devo andare, vai pure, buona giornata, questi te li lascio
Ho detto NO, non li voglio ma lui me li ficca sotto il parabrezza del motorino
E allora vuoi la guerra
Prendo i volantini, li straccio urlando la bestemmia piu’ fantasiosa che mi e’ venuta in mente, credo riguardasse sant’Antonio Abate e gli urlo di ficcarseli dove non gli batte il fascio di luce
L’ho spaventato, e’ arretrato
Sento rumore di persiane che si alzano, ho svegliato gli inquilini del piano terra.
Gli inquilini del piano terra sono, ovviamente: il portiere, sua moglie e altri parenti vari.
Il portiere si affaccia alla finestra e quando mi vede fa la faccia di uno che non aveva dubbi che ero io..
Si, sono io, sono io, va bene?? Sono io che mi sono svegliata ad un’ora indecente per andare al lavoro, sono io che sono rimasta bloccata dalla pioggia, sono io che vengo molestata da un predicatore del cazzo che vuole salvare la mia anima, la mia anima, dico, mica cazzi, sono io che sbraito alle sette e mezza di mattina come una posseduta dal demonio, cosa che credo faccia eccitare il molestatore unto dal Signore, sono io e allora? Chiudete tutti ste’ finestre, anzo no, lasciatele aperte e buttate un secchio d’acqua gelata addosso al prete laico, li’ e toglietemelo dai coglioni
Sgommo e parto, fanculo a tutti

con quale faccia torno a casa, stasera?
Ma perche’, perche’ devo essere sempre il pettegolezzo principale di questo condominio di pazzi?

venerdì 20 febbraio 2009

Lista dell’odio num 26

una grande new entry nella lista dell'Odio:
  1. Aereporti di Roma. Da circa un mese la situazione e’ questa: prendi un volo MIlano/Urbe, atterri e rimani chiuso 20 minuti nell’aereo, perche’ si e’ rotto il finger, allora deve arrivare la scala. Poi un’altra mezz’ora al freddo e al gelo, perche’ l’areo e’ atterrato non a Fiumicino ma sul raccordo anulare, allora viene un pulmino da tre posti a prendere 50 persone, a rate ovviamente, mentre gli altri 47 rimangono a godersi la tramontana sulla pista; il pulmino pero’ ti porta al terminal piu’ lontano possibile dallo stazionamento dei taxi (lo fa apposta? Io credo di si) e quindi poi a piedi ti devi trascinare la valigia per mezzo km, quindi Perfido atterra alle otto e mezza all’aereporto ma Punzy rimane senza sue notizie fino alle dieci meno un quarto ululando per casa dalla preoccupazione che e’ caduto l’aereo e anche dalla fame, perche’ PUnzy mangia alle sette di sera con le galline e frate indovino e alle dieci e’ fuori tempo massimo anche per un calo glicemico. VI ODIO, AEREPORTI DI ROMA, STATE DIVENTANDO COME TRENITALIA
  2. Il freddo polare. E’ incostituzionale, perche’ la base della nostra temperatura mediterranea si fonda su un clima temperato; quest’ondata di gelo e’ indegna di uno stato di diritto
  3. Il muratore che mi sta aggiustando il terrazzo e che per farlo mi ha bruciato la serranda. Non lo come ha fatto e con cosa ma sono certa che la ripavimentazione di qualsiasi cosa non vada fatta con il fuoco
  4. LA SVEGLIA. Lo so che non e’ colpa sua, che lei deve suonare perche’ fa il suo mestiere e che tra l’altro sono io che glielo ordino la sera prima di farlo, il suo porco mestiere, ma la odio uguale
  5. Trenitalia, precursore di tutti i disservizi sui trasporti esistenti nel globo

giovedì 19 febbraio 2009

Misteri urbani: la smart e l’arte di perdere I neuroni

Io questa cosa non me la spiego; quando si vive in una grande citta’ la smart e’ la scelta automobilistica piu’ intelligente che si possa fare: e’ piccola, consuma poco, e’ facile da parcheggiare, svicola nel traffico ecc.
Posto questo, non riesco a capire come mai invece qua nell’urbe tutti quelli alla guida di una smart siano dei personaggi assurdi, alcuni dei quali credo usciti dritti dritti dal manicomio urbano .
Girovagando per l’urbe ho individuato alcuni personaggi chiave che posseggono una smart, vi segnalo quelli piu’strani

Giovane max 25enne maschio che guida una smart:
Personaggio che veste in maniera estremamente trandy, ha uno stereo che e’ piu’ grosso della macchina e si premura di tenerlo a tutto volume con i finestrini aperti anche con zero gradi urbani e muove il corpo a ritmo di musica. Vorrei essere piu’dettagliata nella descrizione ma in realta’ questo maschio urbano e’ un simulacro antropomorfo i cui tratti caratteriali si perdono in quelli generali e caratteristici della sua specie (gli oranghi)

Giovane pulzella max 25enne che guida una smart
Signorina urbana sempre perfettamente coiffata e truccata, mani curatissime e somiglianza impressionante con barbie; in genere guida con una mano sola e con l’altra parla al cellulare (l’auricolare, questo sconosciuto). Questa giovane pulzella ride sempre mentre parla al cellulare: ride mentre fa retromarcia sul raccordo anulare, mentre tampona qualcuno agli incroci, mentre si ferma in doppia fila, mentre il carro attezzi le porta via la macchina perche’ha parcheggiata al posto degli handicappati..devo dire che non perde mai il buon umore (e non smette un secondo di parlare al cellulare)

Libero professionista max 35 enne.

Questo personaggio ha la 24 ore appoggiata sul sedile a fianco, in bella vista; vuole fare vedere che anche se va in giro in smart e non in SUV, e’ comunque un pezzo grosso, un uomo serio ed impegnato. A suo modo e’ uno alternativo, uno pronto a sfatare il mito che la misura del pene corrisponda a quella della macchina per cui non perde occasione di dimostrarti quanto e’ cazzuto: ti taglia la strada, cammina con la smart sul marciapiede, non si ferma agli stop, dei semafori se ne frega, punta i pedoni investendoli senza pieta’ e con i motorini idem.
Un vero predatore urbano. Sulla misura del pene non mi sbilancio ma sul numero di neuroni credo proprio di poterli contare sulle dita di una mano monca

In sostanza, direi che il possesso di una smart sembra essere inversamente proporzionale al numero dei neuroni e direttamente proporzionale alla pinguita’ del conto in banca, motivi per i quali io non riusciro’ mai a possedere una smart.

Sappiate che questo post non e’ stato scritto in preda ad una specie di invidia del pene mascherata, io non invidio quelli che hanno una smart


E nemmeno quelli che hanno un pene

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Un poco si, perche’ si puo’ fare la pipi’ in piedi

martedì 17 febbraio 2009

Il metodo scientifico e il fucile a pallettoni

Dunque, nonostante io possa sembrare dissociata (e va bene, lo sono ok) ho una fiducia sconfinata nella scienza.
Essa spiega tutto il mondo che mi circonda e alle domande a cui non puo’ rispondere provvede il BUdda.
In complesso, dunque, per cio’ che riguarda il mondo fenomenico, io sono confidente che il metodo scientifico per provare una teoria sia sempre il migliore.
Credo che proprio che all’empirismo pratico si stia affidando la ditta che in questo periodo sta facendo dei lavori di ristrutturazione nel palazzo dove abito.
L’antefatto e’ questo: circa due mesi fa, durante il monsone, la vicina del piano di sotto ha notato una leggerissima perdita dal soffitto che aveva creato una specie di doccia nel suo salotto. La perdita sembrava essere in corrispondenza del mio terrazzo. La proprietaria, solerte, ha inviato subito dei muratori per scassare il terrazzo, trovare la perdita e ripararla. La ricerca della perdita perduta non e’ stata semplice: alla fine, dopo aver scoperto diversi punti, i muratori mi hanno sfrantecato (leggi: rotto completamente) tutto il terrazzo; adesso non ho un terrazzo, ho un affaccio sul vuoto tutto scarrupato.
Poi sono andati via e non sono tornati per un mese. Io allora ritengo che trenta giorni siano sufficienti per protestare per il terrazzo rimasto scarrupato e voglio chiamare gli operai, anzi li becco in giro per il palazzo e mi arrabbio e dico: voi state andando a fare i lavori negli altri appartamenti ma a me mi avete lasciata tutta scarrupata e non e’ bello.
L’operaio dice scusi ma la perdita non l’abbiamo trovata allora la stiamo cercando nel terrazzo del vicino
Ah
Vabbe’
Pero’ penso che potevate rimettere a posto prima di scassare qualche altra cosa.Mi affaccio alla finestra e vedo che in effetti il terrazzo del vicino di sinistra e’ tutto scarrupato.
Mannaggia alla perdita.
ieri sento dei rumori fuori al terrazzo e mi illumino: me lo stanno rimettendo a posto!! Mi affaccio e no invece, stanno distruggendo il terrazzo del vicino di destra.
Ho capito che il metodo scientifico e’ il migliore ma un idraulico che individua la perdita no? Cosa vogliamo fare, trivellare a cazzo tutto il palazzo?
No, non rispondete per favore
Hanno gia risposto gi operai, trivellando il terrazzo del vicino di sotto a sinistra. Domani, tocchera’ a quello di sotto a destra e cosi via.
Poi passeranno agli interni, pretendendo di scassarti a caso una stanza che forse potrebbe essere che magari la’ c’e’ la perdita.
Sto caricando a pallini di sale il fucile.

lunedì 16 febbraio 2009

Una deliziosa domenica urbana

Svegliarsi la domenica mattina presto per andare a lavorare e’ una cosa che puo’ farti andare storta tutta la settimana.
Ma la cosa che mette la ciliegina sulla torta della rottura di coglioni e’ attraversare il quartiere residenziale che porta dritto dritto a quel nulla cosmico chiamato ufficio di Punzy.
Se passi in quel quartiere ti sembra di essere capitato in un film sulla middle class americana di terza categoria: casette basse, molte con giardino davanti; tanto verde, asili, scuolabus, parco giochi, centro anziani, SUV parcheggiati sui vialetti, cittadini che scorazzano in bici: mamme papy e figli che passeggiano in tuta firmata nike, bimbe con le trecce che saltano la corda..insomma, un incubo.
Ieri poi, il delirio: era tutta la settimana che un fantomatico comitato di quartiere (non so cosa sia il comitato di quartiere, senz’altro un associazione di stampo comunitario con scopo aggregativo: da evitare come la peste, dunque) invitava tutti i residenti a vedersi al centro del quartiere per piantare degli alberi e ieri mattina eccoli li’, i residenti, sempre in tuta firmata NIke che si avviavano nel cuore dell’incubo muniti di vanga; sorridenti, alcuni recanti in mano un thermos di caffe’ e bottiglie di latte: prima del duro lavoro, la colazione comunitaria; famiglie intere che si avviavano ridendo a farsi un culo a secchio piantando dei pioppi.
Alle sette e mezzo di mattina.
I pioppi.
Col thermos di caffe’.
Dio santo.
E alle cinque del pomeriggio, all’uscita dal lavoro, eccoli ancora in giro che avevano piantato i pioppi e tutta la vita adesso e’ meravigliosa; gli uomini sono tutti li’ a darsi il cinque e le pacche sulle spalle come la pubblicita’ dell’amaro Montenegro, le mamme felici dall’aria un po’ sfatta e con delle macchie di terra sulla tuta Nike ma tanto lava la filippina, bimbi in giro dappertutto fuori da ogni controllo e un enorme barbecue (sara’ stato acceso con rami di pioppo?) allestito nel parco giochi, che servira’ a fare bruschette e ad arrostire maiali per sfamare i maschi dopo una giornata di duro lavoro. MI fermo al semaforo terrorizzata, ho paura che qualcuno mi metta una vanga in mano e mi inviti a scavare e poi a magiare una costoletta.
Sfreccio via tra le strade dell’urbe, arrivo nel mio quartiere dove alti palazzoni grigi sfrecciano verso il cielo, le strade sono tutte piene di buche, barboni si attrezzano per la notte e una tipa in vestaglia e bigodini sta dando da mangiare ai gatti di strada. Monelli all’angolo della strada fanno esplodere petardi gettandoli sulle macchine in corsa.
Voglio dire, questa e’ la realta’
Questa e’ l’urbe.
Fatta di strade poco illuminate, accidentate, mal frequentate

venerdì 13 febbraio 2009

Tutte le strade portano a Punzy

si insomma, ho visto che un po' di voi lo facevano e allora mi e' venuta la voglia di farlo anche io..i risultati sono sorprendenti..

come si arriva da Punzy
(chiavi di ricerca)

punzy sputare sul nano
(magari. Poi Punzy essere molto felice di averlo fatto)


aviopenica
(questa e’ per colpa di Alessandro Arcuri)

negozi strani
(tipo?)

fagiana reale
(nel senso di bella gnocca?)

abito sposo senza cravatta
(questo, invece, per colpa di mio fratello)


anziani sesso
(bleah)


assalto ai forni grucce
(cioe’? hanno fatto l’assalto con le grucce? Esistevano gia le grucce? Ma quelle di ferro? Sono curiosa ti prego rispondi)

autista bus urbano
(ok questa ci sta)


cartoline natale montagna di notte
(canzoni mare pasqua giorno. Ah non era libera associazione di parole?)


camion sammontana
(io sono per l’Algida w il magnum)

call center merda
(sono d’accordo)


calabroni scaccia elettrico
(mi serve!!! Esiste? Dimmi che l’hai trovato ti prego)


bocce grosse
(chi te l’ha detto?)


autorizzazione per accensione per fuochi in cassette cinesi
(sul mio blog? Perche’? cosa sono le cassette cinesi?)

water otturato
(mi dispiace)

tinto brass
(cosi’, en passant)

tutto sulle strade urbane
(questa la so!)

urla condomino vicino
(ma come le fai le ricerche, scusa? Comunque il mio si, urla)

take away strani
(del tipo?)

taglia 50 ovviesse
(primo, mai comprato niente da oviesse. Secondo non porto la 50. vattene dal mio blog e non tornarci mai piu’)


svuotatasche ikea
(qua non ho parole)

sopravvivenza urbana crisi
(Ho dato degli ottimi consigli, molti li cercano e li attuano)


sonora sculacciata
(ti piacerebbe, vero?)

sniffare aspartame
ma prima o dopo aver fatto questa ricerca?

sociologia del traffico
(esiste una material del genere? Potrei insegnarla)

san fegato martire
(esiste? San fegato? O lo vuoi fare santo perche’ sta resistendo alla cirrosi?0

querelare la suocera psicopatica
(mi sembra giusto)

panni gocciolanti
(questa me la spiegate?)

odio il traffico
(anche io)

mi dite dove trovo i bagni sui treni?
(non lo so, sono anni che li cerco anch’io)

investendo pedone retromarcia si perdono punti
(e si va in galera)

i gay,i neri,gli invalidi ecc.come vengono trattati dalla societa'
(bravo, informati)

codice zingari 2008 camion
(parole in liberta’? esiste un codice degli zingari edizione 2008? E il clacson? Ma cosa cercavi?)

come si fa a stirare camicie
(Io non stiro dal settembre del ’99, non chiedere a me)

cupido puttino obeso
(forse e’ un problema ormonale)

cronache cittadine satanisti
(e’ un giornale on line?)

dio uno e trino in pps
(lo trovi anche in formato PDF)

emorroidi a grappolo?

(le ho augurate a qualcuno, si)

fegebook belle donne
(fegebook?)

gente satanica persa
(tutti qui su questo blog, si)

i rincoglioniti piu' famosi
(esiste una classifica?)

gnocca spot gocciole
(si sono io, chi te l’ha detto?)

Il mito di babele per bambini

(scritto da ned Flanders)

profilo sociologico della donna satanista

(dimmi che non hai trovato alcuna rispondenza con me, ti prego)

giovedì 12 febbraio 2009

Il Dio delle piccole cose

La gatta Bridget Jones, essendo la primogenita mia e di Perfido, ha a disposizione un enorme cesto di giocattoli di ogni ordine, grado e costo: per il suo corretto sviluppo psicofisico,il rafforzamento della dentatura, lo sviluppo delle zampe posteriori, anteriori, il tiragraffi per le unghie, le palline, i topolini e qualsiasi altra cosa ci sia stato suggerito da perfidi venditori di oggetti per animali.
Ma tutto quello che ha, per Bridget Jones non conta nulla.
Bridget l’assurda gatta Jones vuole giocare soltanto con una cosa e solo con quella e tutto il resto e’ out.
Bridget Jones vuole giocare con le palline di carta.
Prendi un pezzo di carta, lo strappi, lo appallottoli e lo getti nell’aire; subito con scatto felino si lancia librandosi leggiadra, acchiappa la pallina e ci si mette a giocare
E ci gioca
E ci gioca
E ci gioca
Per ore e ore e ore
Tutto si annulla, conta solo la pallina: la pallina e’ l’inizio,la pallina e’ la fine, il tutto,il nulla,il cielo,la terra,il mare,il sole, l’universo e tutto quanto.
Va a dormire pensando alla pallina e si sveglia pensando alla pallina.
Nella sua lista dell’amore le priorita’ sono definite in questo modo:
la pallina di carta
i croccantini Royal canin Kitten 36 mesi
la pallina di carta
la scatoletta tonno con formaggio
la pallina di carta
la pallina di carta
Punzy
La pallina di carta
La pallina di carta
Perfido
Nella sua lista dell’odio c’e’ solo una cosa:
il mondo SENZA palline di carta
Quando la guardo giocare con la pallina di carta, tutta persa in quell’unico gesto ed immensamente felice di compierlo, penso che raramente gli esseri umani riescono a raggiungere simili vette di concentrazione su un unico attimo di piacere, assaporandolo e dimenticando contemporaneamente tutto il resto
Ma queste sono chiacchiere.
La realta’ e’ che quando Bridget la dannata gatta Jones non ha la sua cazzo di pallina di carta, diventa una rompicoglioni assurda: si mette a correre come una pazza per casa, cammina sui muri, gira la testa a 360 gradi e parla in sanscrito.
DEVE AVERE LA SUA PALLINA DI CARTA
Il peggio e’ quando decide che la sua pallina di carta e’ in realta’ il Santo Graal. Allora la prende e la ripone da qualche parte e poi si mette a farle la guardia e tu non ti puoi avvicinare, senno’ sei un padrone di gatti morto. Quella qualche parte e’ in genere davanti alla porta del bagno.
Il gioco e’ questo: la palla di carta e’ il graal, lei e’ il templare coraggioso che la custodisce e tu sei un nemico qualsiasi, poco importante perche’ chiunque tu sia se tocchi il santo Graal sei morto. Quindi a casa mia in genere si va in bagno con una gatta attaccata al polpaccio, te lo addenta con le zannucce che le abbiamo fatto sviluppare per bene con gli aggeggini appositi e ti rimane piantata li’ per tutta la durata della pipi’, o anche oltre se devi fare qualcosa in piu’.
Agli ospiti forniamo scaldamuscoli imbottiti; comodissimi, nemmeno ti accorgi di avere una gatta pazza che ti sta mordendo la caviglia.
A volte, la crisi.
La pallina di carta finisce sotto al divano e lei non riesce a prenderla. Allora Bridget l’assurda gatta Jones pianta una sceneggiata stile Ma
rio Merola e inizia a piangere disperatamente, ma piange da strapparti il cuore che sembra stia seppellendo la madre e che cavolo, una volta la mia vicina di casa e’ salita a vedere noi cosa facevamo alla povera gatta Brideget Jones che la sento piangere ma se non li sapete tenere gli animali perche’ ve li prendete in casa, dico io.
Mai, mai e poi mai a casa mia siamo senza blocchetti di carta da cui strappare fogli per rica
vare palline di carta

O, almeno,
non era mai successo fino a ieri sera.
Non so come ho fatto a dimenticarlo
Ma so che non dimentichero’ mai piu’ di comprarne, a quantita’ industriale, a righe, a quadretti,bianchi,lisci,rugosi,riciclati

Mai piu’ senza
Me l’ha scritto Bridget la pazza gatta Jones con le sue unghie sul dorso della mano


mercoledì 11 febbraio 2009

L’Urbe rotonda

Dunque, anche nell’urbe, nel patetico tentativo di smaltire il traffico, sono state fatte delle simpatiche rotonde stradali.
Ovviamente, essendo l’Urbe popolata da pazzi prepotenti quello che si e’ ottenuto e’ di creare un nuovo tipo di traffico: il traffico a palla
Dicesi traffico a palla il caratteristico flusso di macchine a carattere sferico che si crea in prossimita’ e sopra le rotonde, il cui funzionamento risulta oscuro per gli abitanti dell’Urbe: la precedenza non viene data a chi si e’ gia immesso nella rotonda, non viene data a nessuno. Per cui, tutti continuano ad infizzarsi senza sosta fino a quando tutto lo spazio disponibile non e’ congestionato e si forma questo tappo circolare fatto da macchine incastrate in un abbraccio meccanico, nessuno si muove piu’, arrivano i vigili e fischiano e tutto rimane uguale, perche’ l’unico modo risolvere il traffico a palla e’ quello di bruciare delle macchine agli ingressi della rotonda, consentendo a qualcuno di uscire.
Ovviamente, non si possono bruciare le macchine degli altri, e’ cattiva educazione e violazione della proprieta’ privata (benche’ la sottoscritta ritenga che sia un’ottima soluzione: in situazioni del genere nessuno e’ innocente, tutti hanno contribuito a creare il caos e tutti devono perire per questo).
L’unica soluzione quindi, e’ di mettere i vigili all’ingresso delle rotonda, che fermano le macchine e fanno defluire il traffico.
La legge della coperta corta urbana recita che se i vigili sono sulle rotonde, non sono da altre parti, per cui ormai e’ un mese che sulla strada che porta al mio ufficio, ad un incrocio pericolosissimo, ci sono sette/otto incidenti stradali che bloccano il mondo mentre quattro km piu’ in la’ quattro vigili non possono accorrere perche’ devono regolare il traffico sulla stramaledetta rotonda che si imbuta sempre di piu’perche’ dato il traffico all’incrocio la gente cambia strada e si butta sulla rotonda.
Non se ne esce
Ne’ dalla rotonda ne’ dall’incrocio ne’ dal collasso dei miei poveri nervi
Io vorrei sottoporre il sindaco questa soluzione: invece dei semafori all’incrocio pericolosissimo mettiamo delle gnocche bionde e poppute in bikini, dal colore diverso a seconda di come dovrebbe essere il semaforo: verde, arancione e rosso, che dolcemente agitano dei cartelli con su scritto: passa, fermati, rallenta eccetera. Invece sulla rotonda ci mettiamo dei culturisti enormi che fermano le macchine con il solo sguardo e ringhiano chi tenta di passare

Se non funziona questo mi arrendo, getto la spugna

lunedì 9 febbraio 2009

Un tranquillo week end urbano di paura

Nell’Urbe, e’ noto, abbiamo un sacco di fantasmi.
Voglio dire, da una citta’ che esiste da prima della nascita di Gesu’ bambino non ti puoi aspettare che non ospiti un discreto numero di ectoplasmi sparsi tra il circo massimo e i palazzi nobiliari.
Io l’altra sera mi sono trovata in uno di questi luoghi infestati e voglio oggi raccontarvi la mia esperienza.
Dunque, mi reco ancora tutta malaticcia in un luogo poco urbano, un mobilificio in campagna,in una bella serata di luna piena.
Appena ci sono entrata e’ apparso subito chiaro che questo posto e’ stato costruito sopra un cimitero indiano o comunque sull’anima de li mortaci di qualcuno perche’ appena io e il mio Perfido fidanzato entriamo, subito le luci si affievoliscono.
All’ingresso del mobilificio tre tipi alti e magri, pallidi e con una giacca scura ci accolgono e ci mostrano il percorso da fare. Io per principio di quelli vestiti di scuro pallidi e magri non mi fido, il Perfido dice sei la solita napoletana superstiziosa mentre tocca ferro perche’ non si puo’ mai sapere.
Quindi scendiamo le scale e ci inoltriamo
E ci inoltriamo
E ci inoltriamo
Corridoi vasti e vuoti, in questo posto non c’e’ nessuno, un corridoio sbuca dentro l’altro e poi dentro un altro ancora senza soluzione di continuita’ mentre i moblii diventano sempre piu’ brutti e assurdi ad ogni svolta d’angolo, culminando con una specie di mangiatoia (giuro) e un como’ stile principessa Sissy tutto lucido.
Io voglio tornare indietro e anche Perfido ma non sappiamo come fare, perche’ incautamente non abbiamo lasciato cadere briciole di pane mentre camminavamo; sentiamo rumori di passi dietro di noi e anche davanti a noi ma non si vede nessuno.

Echi di voci, sembrano lamenti
Avranno visto la mangiatoia, dice Perfido
Ma ci sta venendo la tremarella a tutti e due
Iniziamo a camminare a passo svelto, cerchiamo l’uscita, nessun cartello ma solo corridoi su corridoi con como’ lucidi ed echi lontani..alla fine il miracolo: un ascensore! Chiamiamo, si sente un rumore come di ferraglia vecchia, fortissimo.Si aprono le porte, dentro l’ascensore ci sono un po’ di cose: tipo un montacarichi; inoltre e’ sporco e polveroso, sembra non utilizzato di recente.
Altri echi e passi
entriamo
Premo uno
L’ascensore pero’ non si ferma ad uno, sale, ferraglia e ancora lamenti.
Io sono gia sull’isterico andante e Perfido dice ma calmati, al limite ci mangia uno zombie e la facciamo finita co sta’ vita di merda.
L’ascensore si ferma
Si aprono le porte su una sala buia con un’enorme vetrata da cui si vede chiara e splendente una gigantesca luna piena. E un lamento ancora piu’ forte.
Richiudiamo, riscendiamo, schizziamo fuori appena si aprono le porte e iniziamo a vagare di nuovo per i corridoi con me stavolta che sragiono e dico che questo posto e’ maledetto ci sono i fantasmi e anche i lupi mannari, mentre Perfido, uomo pratico, mentre corriamo costruisce una croce con due penne che aveva in tasca e sempre correndo sentiamo dei passi e iniziamo a correre ancora piu’ forte perche’ abbiamo la sinistra sensazione che i passi si avvicinino e non abbiamo voglia di vedere a chi appartengono e all'improvviso..colpo di scena: ci ritroviamo in una sala enorme, piena di mobili barocchi..lampadari tipo del '700, armadi pieni di fronzoli e farciture, como’ enormi e lucenti che sembrano usciti fuori da versailles, divani di broccato con colori improbabili sui cuscini dei quali mi aspetto di vedere, da un momento all'altro, la testa decapitata di Maria Antonietta..e in un angolo, il massimo dell’orrore: due ragazzi, giovani, pischelli imberbi, STANNO PRENDENDO LE MISURE PER VEDERE SE POSSONO PORTARSI QUELL’ORRORE A CASA!!!
A questo punto non reggo piu’ la tensione e mi metto a ridere come una pazza indicando i due e anche Perfido ride ma dice anche non ci facciamo vedere che li pigliamo per il culo che pare brutto e ride piu’ nascostamente di me e mentre ci pieghiamo dalle risate vediamo un cartello uscita e sempre ridendo scappiamo via, davanti ai tizi vestiti di nero che cercano di trattenerci: possiamo fare qualcosa per voi, signori? Ma per carita’
Ci fiondiamo in macchina col fiatone, ci accendiamo 106 sigarette mentre sgommiamo via..mi volto a guardare il mobilificio da dietro la curva
MI sembra di sentire altri lamenti, in lontananza
Avranno visto il sofa’ di Maria Antonietta, dice Perfido
Io dico, pero’ , per essere un castello degli orrori non si paga nemmeno il biglietto.

Dobbiamo segnalarlo alle guide turistiche

Scaricabile numero 9

Nonostante la crisi economica
Nonostante il buco nell’ozono
Nonostante lo scioglimento dei ghiacciai
Nonostante ci sia la luna piena
Nonostante I lavori sulla Salerno-reggio siano ancora in alto mare
E’ uscito il nuovo numero di SCARICABILE
Il PDF on line che non gliene frega niente di nessuno
Basta un clic e avrete accesso al piu’ insano delirio editoriale che abbiate mai letto e non dovete nemmeno vergognarvi davanti all’edicola, non dovete incartarlo in malo modo per occultarlo, potete non dire a nessuno che lo leggete e poi deletarlo dal desktop e mentire anche a voi stessi

Ciccate:
http://www.scaricabile.blogspot.com/

ci sono ANCHE le figure..

giovedì 5 febbraio 2009

L’insostenibile leggerezza dell’entropia punzesca

Insomma, dentro casa mia non si trova mai niente.
Ve l’ho gia spiegato che i folletti mi fanno sempre dei dispetti e mi sottraggano la roba.
Ladri
Poi me la restituiscono dopo molti mesi, quando ormai non mi serve più.
Bastardi.
Però credo, ma è solo una remota possibilità, chiariamolo subito, che in qualche modo nella sparizione delle cose di casa c’entri una mia leggerissima tendenza all’entropia.
Entropia non nel senso di disordine, no, io vedo gente disordinata che sparge la roba dappertutto e poi però come per magia trova sempre quello che gli serve pescando nel mucchio a caso, o almeno sembra che sia a caso però io credo che in realtà queste persone sappiano sempre dove si trovano le loro cose, come se costituissero dei mucchi appositi: mucchi di panni sul pavimento, mucchi di carte sui tavoli, mucchi di oggetti sui mobili eccetera eccetera.
Entropia, dicevo, nel senso più ampio di tendenza al caos.
Caos interno che sfocia verso l’esterno
Io non sono disordinata.
Io metto a posto tutto.
A casa mia non c’è in giro nemmeno una briciola, nulla è fuori posto. Anche perché non sembra esserci un posto per le mie cose, non uno fisso almeno.
Il problema è che io metto a posto una cosa secondo un determinato criterio di classificazione ed ordine che cambia circa ogni due ore. Per cui io metto a posto una cosa, per esempio il martello, in un determinato cassetto perché ritengo pratico e comodo riporlo lì; dopo due ore, il mio concetto di praticità cambia totalmente e non mi verrebbe mai in mente di metterlo lì né tantomeno di cercarlo lì.
E’ che sono una persona in continua evoluzione, muto, mi evolvo.
E il mio concetto di ordine muta con me
La mia evoluzione comporta scene come questa:


Perfido Fidanzato di Punzy: “Punzy, dov’è il martello?”
Punzy: (con aria distratta):”martello???”
Perfido:”Il martello, si, quell’attrezzo che serve per piantare chiodi nel muro”
Punzy:”si, si lo so cos’è un martello”
Perfido:……
Punzy: …..
Perfido:” allora? Dov’è?”
Punzy…
Perfido:” L’hai messo a posto tu l’ultima volta, no?”
Punzy:” Questo significa che dovrei sapere dov’è??”
Perfido (sospira e alza gli occhi al cielo): “Tu sei la rovina della mia vita” e va in ferramenta a comprare un nuovo martello

Siamo a quattro martelli.
In cinque mesi non è male

martedì 3 febbraio 2009

Sicurezza nell’Urbe

Dunque, oggi vorrei proprio trattare un tema di graffiante attualita’, per non dire di estrema urgenza sociale. Insomma, ne parlano tutti i giornali, la tv e internet; ormai lo sanno tutti: nell’Urbe c’e’ il problema sicurezza.
Io che ci vivo ve lo posso confermare: questa citta’ non e’ sicura. I cittadini sono in pericolo. Le istituzioni sono chiamate a fare la loro parte, a non rimanere indifferenti di fronte al dramma di noi poveri esseri urbani.
Lo ammetto, la situazione e’ diventata insostenibile, non si puo’ piu’ camminare in strada di notte: e’ pericoloso.
Rischi di cadere nelle buche e nessuno ti vede, sei un cittadino morto.


Sono contenta che finalmente se ne parli, voglio dire, sono anni che sto denunciando questa cosa: le strade non sono sicure, sono piene di buche, lavaroni, pozzanghere con doppio fondo, piscine non autorizzate, crateri col brecciolino sul fondo, insomma, un cittadino tiene il diritto di camminare per strada senza che alla sua macchina si rompa il semiasse un giorno si e un giorno pure. Per non parlare dei marciapiedi: con il monsone sui marciapiedi ci e’ caduto di tutto: vasi di fiori, cornicioni,cittadini affacciati alle finestre ecc; ovviamente e’ tutto rimasto li’: detriti, cocci e buche che si sono formate. Forse qui nell’Urbe teniamo la fissa del reperto storico: trovi un vaso caduto sul marciapiede con dentro un geranio tutto scamazzato, pensi che e’ un reperto e non lo tocchi. Poi dopo un paio di giorni arrivano i vigili, transennano il vaso con annesso cratere e sul marciapiede non si passa piu’, mentre i detriti sono in mezzo alla strada e chi li toglie? Non lo so, forse c’e’ un conflitto di competenze tra gli operatori ecologici e l’ANAS.
Insomma, questa e’ una citta’ dove non puoi piu’ camminare tranquillo: con la macchina o a piedi sei comunque costretto a procedere a velocita’ tartaruga che fa lo slalom gigante e a sperare che la pozzanghera che ti trovi di fronte sia veramente una pozzanghera e non un tunnel dimensionale che se lo imbocchi sbuchi fuori in Cina.
Voglio dire, noi paghiamo le tasse, abbiamo diritto a camminare sereni per strada senza slogarci una caviglia se vogliamo fare una passeggiata.
Un altro grande problema sono i pirati della strada. Una volta attraversavi sulle strisce perche’ quelle erano sicure, invece adesso se stai sulle strisce sei praticamente un bersaglio mobile, perfettamente visibile grazie alle strisce stesse che contrastano ed evidenziano il punto dell’attraversamento pedonale.
Il problema dei pirati della strada e’ una cosa che i cittadini non possono risolvere da soli: non e’ che possiamo passare la giornata a pestare chi ci investe, specialmente se ci siamo fatti male. Se le istituzioni non vogliono che ci facciamo giustizia da soli, intervengano per chiudere tutte le scuole guida dell’Urbe e far fare gli esami severissimi soltanto alla motorizzazione, con ingegneri svizzeri e danesi incorruttibili, poi vediamo se la maggior parte dei cittadini riesce a prenderla, la patente. Proprio stamane in autobus leggevo di una bambina di quattro anni investita sotto scuola mentre era mano nella mano con la sua mamma; una stupida tizia urbana l’ha scamazzata mentre faceva retromarcia.
Inoppugnabile la sua giustificazione:”non l’avevo vista”. Voglio dire, mica quando uno fa marcia indietro guarda se dietro al culo della sua macchina c’e’ qualcuno. Si conta sulla reazione del cittadino pedone:”non mi ha visto che stavo facendo retromarcia guardando da tutt’alra parte? Cos’e’,stupido, che ha tentato di attraversare mentre io facevo manovra a cazzo di cane?”
L’emergenza sicurezza c’e’ eccome; e io ho una soluzione per risolverla:
Si smetta subito di rubare i soldi delle tasse dei cittadini e li si investa in strade e marciapiedi nuovi e nuove assunzioni di vigili urbani ai quali viene fatto il lavaggio del cervello ed istillato un profondo senso civico; piazzati ad ogni angolo dell’Urbe quando vedono una cretina che fa retromarcia mentre guarda una vetrina con le scarpe in saldo si avvicinano gentilmente, la fanno scendere, le prendono la patente e la bruciano insieme alla macchina; alla cretina non sara’ mai piu’ concesso guidare nemmeno una bicicletta.
Tanto potra’ andare a piedi, i marciapiedi saranno agibili

E’ questa la vera emergenza sicurezza, il degrado civico, civile ed istituzionale che permea ogni angolo di questa citta’ in decadenza

E le buche, sempre e comunque