giovedì 20 agosto 2009


lunedì 17 agosto 2009

Stanno stretti sotto i letti sette spettri a denti stretti

A noi dell’Urbe ci piace la prossimita’ fisica.
E’ che siamo abituati a stare stretti stretti: nelle metro, negli autobus, per le strade, persino nei nostri micro appartamenti, che in genere sono posti in enormi formicai dove ci vivono almeno un centinaio di famiglie e quindi si sta stretti pure nell’ascensore.
Ormai ci siamo abituati, la nostra bolla vitale e il nostro spazio privato sono talmente ristretti che se non abbiamo un altro cittadino spiaccicato addosso da qualche parte non ci sentiamo a nostro agio.
Anzi, ci viene pure un poco poco di solitudine esistenziale.
Dev’essere per questo che, anche se nell’Urbe ci sono rimaste dodici macchine, quattro motorini e un ape car si riesce comunque a fare un tamponamento multiplo dalla dinamica inspiegabile, che blocca quei quattro gatti che come me stanno ancora qua perche’ devono andare a lavorare. Ma dico io, le strade sono deserte, state solo voi che camminate, che vi costa fare un minimo di attenzione a quello che fate?? Oggi, ad un incrocio mortale regolato da tanto di semaforo perfettamente funzionante stavano accartocciati, in un abbraccio meccanico grottesco, una panda due scooter e un camioncino di sgombero cantine. Intorno il nulla, nessuno passava da nessuna parte perche’ diciamocelo, dove vado a lavorare io gia non ci va nessuno d’inverno, figuriamoci il 17 di agosto.

Erano soli, soli sullo stradone, loro quattro, i piccioni e un cespuglio di rovi che veniva trasportato da un esile refolo di vento.
Come hanno fatto a prendersi?
Secondo me e’ come una calamita, il cittadino si deve schiacciare contro un altro cittadino senno’ si sente male; magari erano quattro persone sole che tutti quanti nel palazzo erano partiti e non avevano un altro cittadino addosso da un paio di giorni

Beh, adesso si sentiranno certamente in compagnia

giovedì 13 agosto 2009

I Signori della citta’

Beh diciamolo, l’Urbe quest’anno non si e’ svuotata del tutto.
Alcuni suoi irriducibili abitanti sono ancora qui, piu’ in forma che mai, pronti a spadroneggiare a destra e a sinistra come se fossero i signori dell’Urbe
Sto parlando dei maledetti piccioni
Il madonnachecaldo gli ha fatto un baffo, stanno na’ favola; accusano soltanto un po’ di problemi intestinali, qualche lieve forma di dissenteria (dovuta forse alla composizione della munnezza che si strafogano, che cambia leggermente d’estate).
No, non vado in giro a seguire i luridi piccioni che vagano nell’Urbe, tante cose le capisco e le conosco perche’ le vivo in prima persona, come ogni cronista sociale che si rispetti.
Ho osservato con attenzione scientifica e una certa qual nausea l’enorme cacatona astrale che uno schifoso piccione ha lasciato sulla sella del motorino; su TUTTA la sella, intendo. E quindi ne ho dedotto il seguente postulato: se un essere che pesa 200 grammi riesce a fare una simile cacata e’ evidente che l’essere in questione ha avuto un attacco di dissenteria. Ora il quesito che mi assilla e’ questo: la scelta di dove liberarsi e’ casuale? Intenzionale? Rientra in un suo piano ben preciso di vendetta/dispetto/protesta pacifica?
E perche’?
E soprattutto perche’ sempre sul mio? Gli altri non hanno nemmeno un capello sul parabrezza, il mio sembra una specie di parafulmine, se parcheggio io da qualche parte gli altri possono stare tranquilli: i piccioni cagano sul mio.Allora ne discende la logica conclusione: lo sfregio cagatorio si presenta come del tutto intenzionale e come tale va punito a norma di legge: col fucile a pallettoni o con l’arma segreta e mortale che i governi di tutto il mondo cercano di evitare perche’ e’ terribile e devastante e cioe’ la psicogatta Bridget Jones
Stasera la piazzo sul motorino di vedetta
E poi saranno cazzi per tutti i piumati sboroni di questa Urbe deserta piena di gente esaurita
Tie’

lunedì 10 agosto 2009

Non aprite quella porta (ADDAMS FAMILY’S BAR)

Io il post l’ho intitolato cosi’ ma in realta’ non rende l’idea di quello che e’ in effetti questo bar tabacchi sito nel cuore della Garbatella; forse si potrebbe parlare piu’ di una situazione tipo “ai confini della realta’” o simili perche’ quando entri in questo bar tu capisci che hai varcato una Soglia, un Confine, che hai oltrepassato la linea sottile che separa la presunta normalita’ dagli scocciati totali fuori di testa.
Dunque, io devo comprare le sigarette e tutti mi parlano sempre di quanto e’ strano questo bar, che i tizi che ci stanno dentro sono fuori di testa, che l’atmosfera che si respira in questo posto e’ qualcosa di agghiacciante eccetera e io sempre mi ripromettevo di andare a dare un’occhiata e la chiusura massiva dei tabaccai mi spinge verso l’esplorazione di questo luogo ignoto ed oscuro.
Per entrare nel bar tabacchi si scendono alcuni scalini perche’ si trova leggermente al di sotto del manto stradale ma gia quei tre/quattro gradini ti danno l’idea di come in effetti stai lasciando il mondo cosi’ come tu lo conosci e ti stai inoltrando nell’anticamera dell’Ade. Sull’ultimo gradino mi colpisce violentemente un penetrante odore di ascella che subito individuo la fonte: e’, appunto, un’ascella, appoggiata indolentemente sulla finestrella del bar, con il ventilatore che smuove i lunghi pelazzi e aiuta l’odore a diffondersi per bene nel locale. Locale che sembra uscito fuori da un quadro dipinto da un impressionista ubriaco di gin di terz’ordine comprato appunto in un posto come questo:il pavimento di linoleum e’ lercio, il colore originale perso nel tempo; il bancone invece e’ lercio anch’esso ma soprattutto e’ storto, pende, e’ diagonale, finisce quasi per terra e non e’ un effetto ottico e’ proprio storto, non e’ il locale ad essere in pendenza e’ solo il bancone: e’ storto, punto. Alle pareti e’ appeso di tutto: poster della Roma, tettone varie, mensole con bicchieri mai usati e unti, Alberto Sordi che mangia gli spaghetti, la sora lella e la testa impagliata di un cervo..io me ne sto li’ impalata a guardare e catalogare tutto e mica qualcuno mi chiede cosa voglio; sento la voce di una tivvu’ ma non vedo l’apparecchio da nessuna parte. Il proprietario dell’ascella sta seduto a torso nudo su una sedia e fissa il vuoto, io chiedo sigarette ma mi pento subito perche’ adesso si alzera’ dalla sedia e magari non sta solo a torso nudo; mentre lui si alza esce fuori da non so dove Morticia Addams ma senza il fascino e la sinuosita’ della Morticia televisiva; diciamo che questa era piu’ casereccia, una Morticia Addams de Noantri, per dirla tutta: i capelli neri le sono appiccicati alla fronte sudata ed emana un odore forse ancora piu’ forte dell’ascella di Gomez, mi fissa intensamente e a mo’ di spiegazione mi dice: sono senza pedalini, poi prende una sedia e si va a sedere fuori dal locale. Gomez intanto mi da’ le sigarette e io scopro con piacere che almeno ha dei calzoncini da bagno hawaiani; non e’ normale che uno serva i clienti in calzoncini da bagno e ascella pezzata a meno che non sia in un bar sulla spiaggia e qua invece siamo in mezzo al cemento ma l’ho apprezzato, giuro, e tanto, anche, che avesse indosso almeno quei calzoncini hawaiani
Prendo le siga, pago e scappo e mentre salgo i quattro gradini che mi separano dal mondo reale mi volto e vedo che anche Gomez ha preso una sedia e si e’ messo con Morticia fuori al bar, entrambi fissano il vuoto con ostinazione


Secondo me sono alieni, la loro astronave era il bancone pendente che si e’ rotto e loro adesso non riescono a tornare a casa
Lo spero, almeno; la trovo una spiegazione piu’ confortante della semplice alienazione urbana

martedì 4 agosto 2009

I sette segni del ferragosto urbano

Si capisce che il ferragosto si avvicina nell’Urbe dal fatto che:

  • i secchioni dell’immondizia vengono svuotati piu’ rararamente, nonostante i cittadini rimasti nell’urbe scofanino comunque la razione di cocomero di tutta la cittadinananza intera e le scorze dentro la munnezza puzzano
  • Si sente la sigla della signora in giallo dappertutto, esce pure dai citofoni
  • Dall’una e mezza alle quattro non circola anima creata, tranne i giapponesi, unica razza nell’universo che riesce a stare nel circo massimo con 40 gradi all’ombra senza morire bruciato e anzi continuando a scattare fotografie
  • La domenica a pranzo l’odore di olio di cocco prende il posto dell’aroma di matriciana fatta col pomodorello fresco
  • La spiaggia libera di Ostia si trasforma in un vagone della metropolitana all’ora di punta d’inverno e batte Hong kong in densita’ di popolazione per millimetro quadrato
  • Gli autobus non passano ma tengono la scusa che e’ la settimana di ferragosto
  • I Centri commerciali si riempiono di vecchietti asmatici e sembrano il reparto geriatrico del Policlinico

    E io me la godo, questa Urbe vuota
    Mentre vado a lavorare pure a ferragosto..

domenica 2 agosto 2009

Domenica di agosto, che caldo fa

Dunque, primo week end di esodo, tranne per me che rimango ancorata all'Urbe come una cozza allo scoglio.Non che la città sia propriamente deserta ma chi è rimasto se n'è andato al mare e così io nella mia casetta sotto il tetto, in alto in alto sotto al cielo, sentivo questo strano silenzio urbano che mi dava l'impressione di essere l'ultima persona rimasta sulla faccia del pianeta, del tipo che esco di casa e la razza umana è sparita, finita, semplicemente scomparsa e io sono sola solissima nell'universo.

Trovo il pensiero estremamente consolante

Spinti dai morsi della fame io e Perfido sfidiamo il caldo e usciamo a procciarci del cibo e l'asfalto bolle, l'aria temula e continua questa cosa che non vediamo nessuno ma poi incontriamo qualche altro superstite all'olocausto e precisamente:

Una tizia che spingeva un passeggino con dentro non un bambino ma delle buste dal contenuto misteriosissimo, che camminava guardandosi le spalle

un cinese che sembrava parlasse al telefono ma invece parlava da solo ma quando ci siamo avvicinati si è messo a parlare sottovoce con il suo interlocutore invisibile

una tvecchietta, che tra l'altro abita nel mio palazzo, che se ne va in giro con i capelli a pazza e un vestito degli anni venti decisamente invernale, con un sorriso molto dolce e gli occhi iniettati di sangue.

Io dico a perfido pensa che sfiga viene l'olocausto, noi sopravviviamo e però pure una cifra di gente strana e matta
Lui dice secondo me non è questa grande differenza dalla vita di tutti i giorni
Secondo la teoria dei grandi numeri, questa gente strana esiste anche d'inverno, solo non la vedi perchè si confonde nella folla, poi invece quando rimani solo in città con loro li vedi per forza.
Credo che mi deciderò a fare qualche super spesa, tipo una scorta alimentare mensile, perchè la sensazione di essere sola nell'universo senza la gente strana era fichissima, ecco