Sono una categoria a parte.
Meritano, dunque, un approfondimento monografico individuale che ne tracci usi, abitudini di vita, vizi e virtù.
Innanzitutto, non confondiamoci. Gli anziani urbani NON sono quelli che vedete ai giardinetti pubblici seduti su una panchina a dare da mangiare ai piccioni; quelli sono anziani inurbati, un’altra razza: persone che, circa un cinquantennio fa, abitavano in campagna a contatto con la natura e ancora oggi, non rassegnati all’avanzare dell’urbanizzazione, tentano di ripristinare un contatto con il verde attraverso i pochi mezzi che la moderna civiltà urbana gli consente.Sono così patetici in questo loro tentativo che nessuno gli dice niente, li lasciamo lì a nutrire i topi volanti in santa pace, evitando al limite di avere qualsiasi tipo di contatto con loro ed indicandoli sottovoce ai nostri bambini come esempio negativo di aberrazione sociale: “Vedi tesoro? Quelle persone lì hanno rifiutato di diventare cittadini, ed ecco la brutta finaccia patetica che hanno fatto”.
Torniamo a noi.
Gli anziani urbani sono dei pericolosi Killer a sangue freddo.
Sono intorno a noi, dappertutto: fanno la spesa, guidano,vanno in banca,alla posta, a prendere i nipotini a scuola, il tutto con dipinto sul volto un ghigno sghembo, che non si capisce se è la conseguenza dell’ictus o il giramento di coglioni esistenziale.
Gli anziani urbani sono estremamente attivi nella comunità e le loro facoltà di discernimento mentale sono ridotte del 95% ed ecco perché sono pericolosi. Inoltre, sono affetti da un’orribile deviazione psicologica che gli fa ritenere di essere i padroni dell’urbe, per cui devono passarti avanti in qualsiasi tipo di fila, non rispettano gli stop, sputano in faccia ai semafori rossi e, se gli gira proprio male, ti insultano anche. Tale deviazione psicologica gli viene da una scorretta intepretazione del diritto di cittadinanza: sono nati e cresciuti in città, l’hanno vista crescere e diventare il mostro che è adesso, da ragazzini hanno giocato al gioco della guerra che a un certo punto non si capiva più niente e aveva smesso da un pezzo di essere divertente,hanno vissuto la loro adolescenza in casermoni di borgate nate come i funghi nel primo dopoguerra,da sposati sono diventati assegnatari di case popolari dove per anni non c’era nemmeno l’ascensore, hanno faticato per decenni in enti pubblici che cambiavano continuamente nome ma lo stipendio era sempre la stessa merda,hanno tirato su i figli a botte e fatica, li hanno visti sistemarsi e sfornare nipotini, hanno ipotecato la loro liquidazione per darla a loro, per fargli comprare una casa in un quartiere medio borghese di cui non sanno nemmeno pronunciare il nome….hanno dato l’anima all’urbe per piu’ di cinquant’anni e adesso l’urbe è loro. Usucapione, insomma. Quest’errata interpretazione del diritto cittadino crea notevoli problemi a chi ha meno di quarant’anni e deve avere a che fare con un anziano urbano. Come dicevo prima, gli anziani urbani sono molto attivi per cui, per esempio, vanno a fare la spesa. Per nulla intimoriti di fronte ai moderni ipermercati, così difformi dalle piccole botteghe artigianali in cui andavano da bambini, entrano spavaldi, si dirigono verso i carrelli, sbraitano che è una vergogna che devono metterci dentro un euro per poterli usare, li prendono, li impugnano ed entrano ringhiando; passano per i corridoi senza chiedere permesso, se gli stai davanti semplicemente ti investono, tanto sei giovane, ce la fai a tirarti su senza tante storie, no? Ai loro tempi tutte queste lagne non si facevano e gli anziani si rispettavano ma ormai non c’è più religione. Alla cassa tentano continuamente di passarti avanti, approfittando di ogni momento di distrazione possibile, si infilano, ti si mettono a lato (tradendo, tra l’altro, il concetto di fila in verticale) e spingono con il carrello il tuo sedere e anche occupano centimetro per centimetro tutto lo spazio lasciato vuoto da te e se tu dici ahem, scusi, c’ero prima io, loro fanno una faccia risentita da premio oscar e iniziano a sarcasticheggiare con commenti acidi del tipo: ah, scusi tanto eh, non l’avevo mica vista. E se per caso rispondi, nello stesso tono acido: e che sono la donna invisibile? Apriti cielo. Scenata maxima con patos sofocliano e totale conquista del pubblico che vi circonda che immediatamente ti classifica come giovane maleducata figlia dei tuoi tempi senza educazione e probabilmente mai schiaffeggiata dai genitori sennò a quest’ora non ti permettevi di trattare male un anziano urbano. Per cui, l’unica cosa da fare, se un anziano urbano sta in fila con te, fallo passare avanti. Fa buon karma e ti evita una figura di merda. Simpatica variante della spinta eseguita con il carrello è la Panzata, atto con cui si descrive la spinta data con il ventre prominente dalla femmina dell’anziano urbano alla schiena del malcapitato di turno, allo scopo di ucciderlo soffocandolo oppure di farsi cedere il posto in fila. In ogni caso, il giovane malcapitato di turno si leverà di mezzo, consentendo all’anziana urbana di guadagnare una posizione. Il tentativo di passare avanti nella fila si verifica in qualsiasi circostanza richieda un’attesa: dal panettiere, dal medico, in ospedale, negli uffici pubblici…è talmente perfezionata e ha una così alta percentuale di riuscita, che sospetto fortemente che esista, venduto clandestinamente da appositi spacciatori, un qualche tipo di manuale di sopravvivenza per anziani urbani, nel quale sono diffusamente descritte tecniche che consentono ad un settantenne di sopravvivere con scaltrezza negli ambienti urbani. Quasi quasi non vedo l’ora di diventare un’anziana urbana per poterlo fare anch’io. Sono sicura che saprei apportare notevoli migliorie alla tecnica stessa. Passiamo ora agli anziani urbani alla guida. Anche qui, occorre non confondersi: i vecchi che vediamo alla guida di automobili vecchie di vent’anni con il cappello calcato in testa, sono gli anziani inurbati di cui sopra, che stanno andando al parco a dare da magiare ai piccioni. Guidano piano, male e a centro strada perché il trattore si portava così e per il patetico tentativo di rimanere ancorati alla guida campagnola procedono a tentoni sul manto stradale con l’aria fintamente sicura ma in realtà non hanno la benché minima idea di cosa stiano facendo e strombazzarli con il clacson serve solo a spaventarli a morte. L’anziano inurbato va sorpassato appena possibile ed insultato in maniera lieve, per rispetto alla sua incapacità di adattarsi alla moderna civiltà urbana. Tanto, la nostra splendida e funzionale urbanizzazione li eliminerà ben presto, in quanto inutili residui di un tempo che fu. Gli anziani urbani, invece, hanno macchine moderne e guida aggressiva. Non di rado li vediamo anche nei fuoristrada, mentre montano sulle aiuole pubbliche per evitare il traffico. Corrono come pazzi, non rispettano i semafori, figuriamoci gli stop; utilizzano spesso il clacson, quasi sempre a sproposito….odiano i motorini, per principio e tentano di ucciderli con metodo e rigore quasi scientifico. Io, quando dallo specchietto retrovisore vedo alla guida un anziano urbano, mi accosto e o lascio passare. Come donna urbana, riconosco la supremazia del predatore maggiore. L’anziano urbano non ha problemi di parcheggio, mette la macchina come cazzo gli pare e se ingombra il traffico il problema non è suo. Non ha fatto tutti questi anni di sacrifici per niente. Ha acquisito il diritto di fare come più gli aggrada e vaglielo a spiegare che non è vero. Manco i vigili ci provano più, per fargli la multa aspettano che si allontani e giri l’angolo, sennò gli tocca litigare e poi mentre litigano all’anziano urbano gli viene l’ictus e sono problemi e alla fine la multa non la paga lo stesso.
Il mondo è loro
L’unico motivo per il quale non dominano ancora il pianeta è che sono così individualisti e scorretti nei confronti degli altri anziani urbani che non riescono a mettere su un movimento militarmente organizzato.
Fateci caso, girando per le strade: ne vedrete ad ogni angolo un gruppetto che litiga furiosamente per le più svariate questioni e alzano la voce e non si ascoltano ed è per questo che, spesso, sono della stessa opinione ma continuano a discutere per anni interi, senza capire che la pensano allo stesso modo.
Dio benedica la scarsa capacità d’ascolto degli anziani urbani.
Per questo, può essere buona cosa, da parte nostra, tentare di mettere zizzania tra un anziano urbano e l’altro, in modo che non riescano mai a congiungere le proprie forze. Io lo faccio quotidianamente, e sono piuttosto soddisfatta dei risultati raggiunti. Per esempio, quando sento alla posta due anziani urbani che discutono animatamente sui loro nipotini, facendo la gara a quale dei due è più vandalo, io intervengo nella discussione dando ragione ad uno dei due a caso, giusto per infervorare gli animi, cosa che puntualmente avviene fino a che i due anziani urbani arrivano a mandarsi affanculo e non si rivolgono più la parola. Amen.
Dividi et impera.
D’altronde, sono figlia dell’urbe pure io e come tale sto in guardia. Mica sono nata ieri. Ad essi va comunque la mia ammirazione: come prima generazione nata e cresciuta in città nell’epoca che ha rivoluzionato i modi di vivere di tutte le classi sociali, le innovazioni tecnologiche,la diffusione delle droghe,della televisione, dei reality,di internet e dei carrelli con la monetina, loro sono ancora qui, nell’urbe, attivi e in buona salute. Io, dopo tre pagine di scrittura, ho il crampo alla mano.
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