venerdì 30 maggio 2008

Lista dell’odio num 14

Sorpresa!!! Una new entry nella lista dell’odio! Al primo posto troviamo..

  1. Power Point e tutte le maledette slide che è in grado di produrre. Power point è un subdolo strumento del demonio che il managment pubblico e privato utilizza per ridurre diabolicamente i costi del lavoro, facendo morire gli impiegati di noia. Attraverso l’inutile proiezione di mille e mille slide i dirigenti decimano i quinti livelli, riuscendo in un‘impresa che nemmeno la corazzata Potionkin era riuscita a portare a termine. Propongo l’immediata promulgazione di un decreto governativo che proibisca la proiezione di slide a dipendenti innocenti e incensurati
  2. Trenitalia (non poteva mancare) che ha ridotto i treni sulla Roma-Napoli con la scusa dell’orario estivo. Una vera genialata ridurre il numero dei treni che vanno verso sud d’estate. Ma chi è il vostro direttore del marketing, Kermit la rana? Superpippo? Bah
  3. La vespa invadente che si è infilata nell’abitacolo della macchina ed è finita, ovviamente, nei miei capelli. Che da allora sono tutti bianchi. Le auguro di essere investita da un calabrone ubriaco pirata dell’aria
  4. Le porte girevoli. Sono discriminatorie rispetto alle persone scoordinate nell’anima, come me.
  5. Il tifone che qualche giorno fa si è abbattuto sull’urbe.I tifoni non sono previsti dalla costituzione italiana, per cui sono da considerarsi illegali. Inoltre, a pensarci bene, essi provengono da luoghi tropicali, per cui sono anche extracomunitari. Ma scommetto che a nessuno viene in mente di menarli.

martedì 27 maggio 2008

Annunciazione! Annunciazione!

Per chi abita nell'Urbe o magari gli viene voglia di fare una capatina da queste parti, sappiate che: sabato 7 giugno, alla festa della cultura che viene fatta tutti gli anni nel quartiere della Garbatella storica, verra' rappresentato un mio monologo: "primo giorno di scuola di un'esternalizzata", interpretato dall'attrice Marcella Lai.
Sono molto orgogliona di questa cosa.
Se volete venire, avrete lo sconto Punzy, inutile perche' la festa dela cultura e' una festa di strada con ingresso libero.
Se volete maggiori info, chiedete, chiedete pure

baci

Il fantastico mondo di Bridget Jones

Bridget Jones e’ la mia gatta. Si chiama Bridget Jones perche’ non solo e’ il mio personaggio letterario preferito ma anche perche’, quando l’ho trovata per strada alla tenera (tenerissima) eta’ di 5 settimane, era un dolce e goffo batuffolo di pelo con il culone un po’ grosso, tutto nero e con gradi occhini stupiti celesti.
Nei miei sogni Bridget Jones e’ una’affettuosa e dolce micetta, che mi riempie di coccole e compie misfatti buffi in giro per casa. Nella realta’, essa e’ una felina feroce e selvaggissima, con la potenza devastatrice di 4 uragani Katrina e il giramento di palle esistenziale. Derivato probabilmente dal fatto che, nata libera, e’ costretta invece a girare in un appartamento piccolissimo senza nemmeno un balcone. Quando e’ evidente che nel suo caso, i confini delle terre emerse non sarebbero bastati. Dopo soli tre giorni di convivenza, Bridget Jones e’ stata ribattezzata:” Bridget Jones felina di Fierabelva”. Dopo circa due settimane, le abbiamo affibbiato un altro soprannome: LA MORTE NERA”. Che possiamo definire, molto semplicemente, come lo stadio immediatamente precedente alla possessione demoniaca. Quando Bridget Jones transita verso la MORTE NERA tutto, uomini, cose, persone, animali,batteri e streptococchi sono in pericolo di morte per graffio alla Nightmare o morso alla Dracula. Allo scopo di preservare piu’ o meno intatti i nostri organi vitali, io e il mio Perfido Fidanzato abbiamo approntato in giro per casa alcuni meccanismi di sicurezza atti a catalizzare l’aggressivita’ della MORTE NERA su di loro. Ve li descrivo in breve:

LA PUKKA DI SALVATAGGIO: Qualche mese fa, delle care amiche, in omaggio al lavoro da cinese che faccio, mi hanno regalato un peluche di Pukka in versione, appunto, orientale, con tanto di codini e vestitino rosso con i draghi. Oggi, la Pukka viene utilizzata per poter usufruire nuovamente del divano: ti siedi, te la metti davanti alla faccia e quando Fierabelva punta il viso la Pukka si piglia i graffi e i morsi al posto tuo. Utilita’ maxima.

IL FRATELLO SACRIFICALE: Munita di un libro di pedagogia gattesca, ho scoperto che i gattini, tra loro, giocano alla boxe, ovvero: si tirano zampate da paura fino alla sottomissione completa di uno dei due. Per cui ho costruito un fratello gatto rudimentale con un calzino orfano (l’altro non lo so dove sta, non si trova piu’, e’ sparito, boh?), l’ho riempito di gommapiuma e l’ho appeso con un filo ad un’anta dell’armadio. Quando la Pukka di salvataggio inizia a non essere piu’ sufficiente, agitiamo davanti al muso di Fierabelva il fratello sacrificale, che viene cosi’ scommato di sangue al posto nostro.
Prende certe botte
Povero.
Lo picchia persino con la coda.

IL TAPPO DI EMERGENZA. In caso lo stato di MORTE NERA si prolunghi nel tempo, utilizziamo una misura estrema: apriamo la porta del bagno e lasciamo che la Felina tenti di uccidere il tappo della vasca da bagno. Per ragioni ignote, che nessun veterinario comportamentista potra’ mai capire,Bridget odia il tappo della vasca. Quando lo vede fa la faccia feroce come Voldemort quando vede a Herry Potter. Non capisce piu’ niente: soffia, miagola, ringhia e poi lo graffia, lo mozzica, lo scalcia e alla fine gli sputa pure in faccia.L’altro giorno ci siamo guadagnati un tranquillo pomeriggio domenicale semplicemente lasciando aperta la porta del bagno. Le 5 ore continuative passate a terminare il tappo hanno poi fatto crollare Fierabelva fin a lunedì mattina.


La cosa piu’ assurda di tutto questo e’ che io e il mio Perfido Fidanzato adoriamo Bridget Jones.
Anche se voci accreditate parlano di un suo piano segreto per farci fuori.
Senza lasciare traccia

domenica 25 maggio 2008

COMUNICAZIONE URBANA NELL’ERA DIGITALE


La crisi economica sta stroncando i cittadini.
Siamo in ginocchio.
Zompettiamo alacremente come formichine urbane, tutte comprese nell’arrivare alla quarta settimana senza troppi debiti.
Per cui, non ci rimangono abbastanza soldi per ricaricare il cellulare. Non ho altra spiegazione da dare rispetto al nuovo ed articolato sistema di comunicazione intracondominiale che si sta sviluppando nel mio quartiere.
Sabato mattina, 08.00 A.M.
La mia vicina dell’appartamento a destra, non avendo soldi nel cellulare e mancando, evidentemente, di un telefono fisso, non ha trovato altro modo di comunicare con la sua dirimpettaia che urlare a squarciagola dalla finestra la ricetta della coda alla vaccinara.
No, dico, alle otto del mattino.
La coda ti rimane pesante.
Ovviamente, come se nulla fosse, si è aggiunta alla discussione un’altra tizia che ridicolizzava la prima perché nel soffritto non metteva la carota.
Dormire no, eh?
Ero così arrabbiata per essere stata svegliata che non sono riuscita nemmeno a ricoprirle di insulti sarcastici.
Comunque, visto che ormai ero sveglia, mi sono vestita e sono andata a farmi il mio bagno di Urbe. Sotto al palazzo becco una tizia letteralmente attaccata al citofono che chiacchiera fitta fitta con un’interlocutrice invisibile che per motivi inspiegabili non la invita a salire ma accetta e abusa di questo strumento di comunicazione condominiale.
Il mistero mi solletica l’immaginazione.
Perché l’interlocutrice invisibile non invita la sua amica a salire in casa, salvando il citofono da morte per asfissia da chiacchiere?
Era forse in desabillé?
Forse era in punizione.
Il che la dice lunga, sulla situazione economica italiana, dato che la tizia attaccata al citofono sarà stata sui 40. D’altronde, con la crisi degli alloggi, 56 anni di convivenza con i genitori sono il minimo. La vita inizia a 70 anni. Con l’ingresso nel mondo del lavoro.
La tizia al citofono esaurisce gli argomenti e saluta l’amica invisibile. MI chiede a scrocco una sigaretta.
Siamo messi malissssssssimo

giovedì 22 maggio 2008

Il secchio e il mare

Dunque piove.
Piove, nell’urbe, ormai da tre giorni.
Tre giorni di secchiate d’acqua che si abbattono sui cittadini, tre giorni di nuvoloni neri come il peccato che si aggirano nel cielo gonfi di minacce …
Piove, ormai da tre giorni, nel mio ufficio
Si e’ forato il tetto, e dal buco scende acqua, tanta acqua, tutta l’acqua che c’e’ nel cielo scende da quel buco, dritta dritta sul pannello degli interruttori elettrici.
Che fanno delle deliziose scintille
Noi subito chiamiamo i servizi generali e diciamo, guardate che qui piove dal tetto sugli interruttori. Loro dicono, veniamo subito
Mentivano
Il giorno dopo, l’ufficio somiglia ad un campo nomadi, cestini della mondezza messi sotto i buchi nel tetto, che nel frattempo sono aumentati di numero e grado e dato che la notte nessuno li ha cambiati essi sono colmi di acqua trasbordata che e’ andata a finire per terra, sui fili del computer. Alle undici arriva Learch, dei servizi generali; Learch ,cosi’ definito per la sua incapacita’ di articolare suoni di senso compiuto (ricordate la famiglia Addams ?) guarda la situazione terrificante e dice: ma qua piove dal tetto. E anche dice: piove sui fili elettrci.
E va via
Non se ne hanno piu’ notizie
In compenso, pero’, altri due tizi mai visti e sentiti prima ci hanno portato un enorme distributore di coca cola e con immensi sforzi (pesera’ 4 tonnellate) lo hanno messo davanti al pannello elettrico minacciato dalla pioggia, coprendolo interamente.
Cosi’ adesso piove sul distributore della coca cola.
E’ meno grave
Questa mattina e’ tornato Learch, testimoni affidabili lo hanno visto dalla finestra recare con se’ una cassetta degli attrezzi (forse piena di chewingum per tappare i buchi), si e’ infilato nell’ascensore e li’ e’ rimasto, perche’ l’ascensore e’ rotto e il pannello di comando non e’ accessibile perche’ c’e’ il distributore di coca cola davanti.
Rimangono ad aiutarci, i secchi e i cestini della mondezza piazzati sotto i buchi nel tetto.
Rimane a sabotarci, un tempo infame da dicembre pieno.
L’unico lato positivo di questa faccenda e’ che stiamo prendendo lo stipendio a gratis, visto che ci rifiutiamo di lavorare in questa scarse condizioni di sicurezza, pure i capi incrociano le braccia (nessuno nota la differenza tra adesso e quando non lo fanno); il lato negativo e’ che moriremo fulminati
Ma questo vorrebbe dire vedere il bicchiere mezzo vuoto

martedì 20 maggio 2008

URBE BAGNATA, URBE FORTUNATA

Dunque.
Ormai nell’urbe non piove, diluvia.
Noi cittadini ci siamo attrezzati: appena vediamo i nuvoloni, tiriamo fuori le pinne e il boccaglio e usciamo.
I piu’ intraprendenti hanno gia costruito arche in cui custodire i propri animali domestici.
La versabilita’ e l’adattabilita’ del cittadino moderno sono alla base dell’evoluzione urbana. Purtroppo, pero’, le antiche strade della nostra urbe sono di tradizione conservatrice e si ostinano a rimanere ferme sui loro principi: noi siamo strade, ci rifiutiamo di diventare letti di fiumi. Su di noi l’acqua non scorrera’ serena.

E infatti: si curvano creando dossi, franano creando buche che subito si riempiono di litri e litri d’acqua,si cunettano,si infangano, si allagano.
Decisamente non ragionevoli.
Non stanno al passo con i tempi.
Questa e’ una citta’ in continua evoluzione, stiamo attraversando un periodo di profondo cambiamento, stiamo transitando verso il clima tropicale, verso i fantastici e potenti monsoni..e queste qui si mettono a fare le lagne che loro sono strade e che non sono state costruite per far scorrere l’acqua..nemmeno io sono stata fatta con le branchie ma mi sto adattando no? Detesto chi si ferma a ricordare i bei tempi che furono e aborriscono il nuovo che avanza. Le devastazioni climatiche sono il nostro futuro, sono LA MODERNITA’ e noi cittadini NON POSSIAMO rimanere indietro, dobbiamo stare al passo con il gigante asiatico che di tifoni se ne intende, dobbiamo prepararci a sedere affranti sulle macerie delle nostre case mentre le telecamere riprendono impietose pezzi della nostra vita finiti nel fango, dobbiamo imparare a fare delle belle mappatelle di vestiti e cibo in scatola da metterci sulle spalle mentre saliamo sui tetti dei palazzi ad aspettare gli elicotteri della protezione civile, attendiamo frementi il primo tzunami del Tevere e loro che fanno? Cedono, franano, si ritirano timorose di fronte agli ampi respiri della modernizzazione…spariranno, secondo l’etica funzionalista che elimina cio’ che non serve. Sono destinate a soccombere, a perire, a scomparire.
Non importa.
Faremo senza.
In fondo il fango e l’asfalto franato non sono cosi’ male.
Fanno tanto terzo mondo

lunedì 19 maggio 2008

Se

Se piove
Se ti sei svegliato di cattivo umore
Se al cuore ti salgono
Sol cattive parole
Se la macchina non parte
Se ti vanno strette le scarpe
Se ti si e’ rotto il motorino
Se ti si e’ otturato il lavandino
Se l’autobus non passa
Se pesti una cacca
Se la gatta ha usato come lettiera
La tua giacca
Se i tuoi colleghi
sono piu’ scemi del solito
Se dal tuo capo ricevi un monito
Se il tempo e’ lento e non scorre mai
Se ti fanno un regalo che gia hai
Se ti sei svegliato storto
E il resto della giornata non ti da torto
se non ti sei mai drogato
ma potresti iniziare in questa giornata
Se ti sei messo la maglia alla rovescia
Se ti senti incazzato come una bestia
E per tutto il giorno vai avanti cosi’
Allora
Quel giorno
Indiscutibilmente

E’ lunedì


Buon inizio settimana a tutti, carissimi.
Io speriamo che me la cavo

venerdì 16 maggio 2008

Metodi e tecniche di sopravvivenza urbana: la fila al supermercato

L’arte di scegliere, al supermercato, la fila piu’ veloce non e’ innata ma indotta dalla socializzazione primaria che l’urbe opera sul cittadino.
Un bravo cittadino esperto dei processi urbani impara in fretta qual’e’ la fila che gli fara’ perdere meno tempo. Noi esseri urbani andiamo di fretta. E pure se non teniamo niente da fare, quel giorno, andiamo di fretta lo stesso.
Per cui, leggete attentamente e seguite i miei consigli.
Mi ringrazierete.

  • Sembra ovvio ma va data un’occhiata ai carrelli di coloro che vi precedono nella fila. A volte, presi dalla compulsione dei nostri acquisti, dimentichiamo questa piccola ma fondamentale regola e rischiamo di trovarci impantanati dietro il misantropo che esce soltanto una volta al mese per fare la spesa ed ha 5 carrelli pieni di roba
  • Osservate con attenzione anche la tipologia della spesa contenuta nel carrello. Se ci sono soltanto surgelati e biscotti dietetici la proprietaria del carrello e’ una manager in pausa pranzo che tenta pateticamente di riempirsi il frigo di cose che la madre le buttera’ via non appena la va a trovare; capace che le arriva una bella telefonata sul cellulare da parte dell’amministratore delegato e rimane li’ alla cassa sbraitando nell’auricolare e lanciando i surgelati addosso al cassiere. Se invece il carrello e’ pieno di pannolini e biscottini plasmon, scappate. La nonna o la mamma chiederanno al cassiere di controllare che siano in offerta e se lui ha figli/nipoti e cosa gli da’ da mangiare e se mette gli stessi pannolini.
  • Occhio alle persone che vi precedono nella fila, non solo alla quantita’ ma alla qualita’!! Evitate le file dove vedete una donna senza trucco con aria stanca e sbattuta, essa sara’ raggiunta, al momento di pagare, da due/tre marmocchi pestiferi che si divertiranno ad infilare schifezze nel carrello, a togliere la roba dal nastro trasportatore, ad arrampicarsi dietro la cassa ecc ecc.. Assolutamente da evitare anche gli anziani urbani. Anche se hanno un solo sacchetto di verdura esso non sara’ prezzato, il vecchio si rifiutera’ di tornare indietro a farlo, dovra’ andare il cassiere, poi quando il cassiere torna dovranno riandare insieme perche’ il vecchio sosterra’ che il peso non corrisponde al prezzo eccetera. . Fuggite lontanissimo
  • E infine, imparate ad osservare i cassieri…faccio la maschilista: le donne no. Chiacchierano. Pare che il loro unico scopo sia trovare qualcosa in comune con la donna che stanno servendo, fosse anche una verruca sulla mano e parlarne all’infinito. Evitate anche i cassieri che vi stanno simpatici a pelle. In quel caso, potreste avere voi la tentazione di mettervi a chiacchierare, suscitando l’odio delle persone in fila dietro di voi. Vi traccio il profilo del cassiere urbano ideale: max trentenne, scoglionato,odia il suo lavoro. Quello manco vi dice buongiorno, fa passare velocissimo i prodotti sul nastro trasportatore ti butta le buste in faccia e ti dice il conto, il tutto in 13 secondi. Personalmente, apprezzo i supermercati che scelgono tale tipologia di cassieri.

    L’unico effetto collaterale della mia teoria e’ che se la seguitealla lettera e quel giorno andare al supermercato e’ l’unica cosa che avete da fare, rischiate di metterci soltanto 10 minuti e di non parlare con nessuno per tutto il di’. Dev’essere per questo che spesso parlo da sola

Risultati del sondaggio settimanale

Ricordo la domanda:
"Se la compagnia per la quale lavori ti lasciasse per sei mesi su un’isola semi deserta con due scatolette di fagioli, una bottiglia d’acqua, una busta di parmigiano grattugiato di seconda scelta e due simmenthal tu cosa faresti?"

la maggioranza ha ammesso di essere un impedito cronico esattamente come la sottoscritta: "Morirei nel tentativo di costruire una zattera con le scatolette vuote: mi taglierei con i bordi di alluminio e il tetano penserebbe a finirmi"
Morale della favola..se il tuo datore di lavoro non ti da' abbastanza per sopravvivere sei nella merda :(

mercoledì 14 maggio 2008

Colleghi indesiderati

Dunque, ho un nuovo compagno di banco
Questo nuovo compagno di banco puzza
Puzza di sudore e di piedi
E’ da questa mattina che vivo in apnea, alla fine ho aperto la finestra e lui tutto timidino mi ha chiesto, potresti chiudere per favore? Sai, io sono freddoloso. Immagino che la risposta corretta da parte mia sarebbe stata: ah ecco sei freddoloso, per questo non ti lavi, eviti di spogliarti e prendere freddo
Invece, ho chiuso la finestra e ho ripreso gli esercizi di apnea.
Poi ho provato a farglielo velatamente capire, non trovi che qui l’aria sia un po’ viziata? Apro la finestra 5 minuti per farla cambiare. Il compagnuccio di banco annusa l’aria, dice che non gli sembra proprio e pone ostacoli all’apertura della finestra.
Sono scesa in pausa e ho comprato un deodorante per ambienti, ho iniziato a spruzzarlo e lui urla ferma che sono allergico a tutto!! Ah ecco perche' non ti lavi, evidentemente sei allergico anche al sapone
E invece ancora zitta mentre penso echecazzo qua non ne esco piu’ come faccio sto morendo
Prendo un fazzolettino profumato e me lo metto sotto al naso
Lui dice che l’odore acre del fazzolettino gli fa venire il voltastomaco
Aiutatemi

martedì 13 maggio 2008

Pubblicita' progresso

Anche questo mese http://www.esternalizzatusorella.blogspot.com/ pubblica un mio racconto a tema, sul lavoro...leggetemi numerosisssssssimi

L’insostenibile imprevedibilita’ del traffico urbano

Il traffico, nell’urbe, sta sfuggendo al controllo dei cittadini.
Una volta c’erano delle ore di punta sulle quali potevi contare: certe, irriducibili, affidabili: se ti andava di stare un’ora imbutato nel traffico bastava metterti in macchina alle nove di mattina e il gioco era fatto…oppure, che ne so, alle sei del pomeriggio..adesso le ore di punta variano dalle sette e mezzo del mattino alle otto di sera e nessuno puo’ dire se e quando si ingolfera’ irrimediabilmente la citta’. Ieri attaccavo in ufficio alle dieci del mattino, mi aspettavo il superpanico da lunedì con gli automobilisti fermi a castello sul raccordo anulare e noi esseri urbani piazzati ad incastro stile pezzi del tetris sulle consolari e invece.. non c’era nessuno ma proprio nemmeno un’anima, sembrava una citta’ fantasma,sembrava che avessi sbagliato tempo e spazio,sembrava ferragosto (se non fosse stato per il freddo, improvvisamente rientrato nell’urbe non invitato). Ieri sera alle sette, invece, il panico: tutti gli abitanti della citta’ dovevano fare la mia stessa strada, la pioggia si approssimava portando con se’ il cattivo umore, i finestrini si chiudevano ma si sentiva lo stesso l’incazzatura che saliva e le regole saltavano e si sorpassava a destra, a sinistra, sopra , sotto, i pedoni si gettavano a caso in mezzo alla strada ma io dico: se la mattina nessuno di voi e’ uscito di casa e la strada era tutta libera,mo’ da dove sbucate? Rientrate da dove, se non siete mai usciti? Com’e’ possibile? Boh. Questa mattina, stessa ora, altra citta’: un traffico da giorno di pioggia pieno, vigili almeno 7 per semaforo, tutti ovviamente chiusi nel gabbiotto a leggere il giornale mentre noi ci scannavamo per avanzare di 20 cm, una coda lunga si snodava sui sette colli e all’improvviso, dopo un curvone, il traffico finiva e la strada si apriva dinazi a me completamente vuota. E’ finito, giuro, semplicemente si e’ dissolto, prima eravamo in 5.000 a ballare l’alli galli e dopo la curva c’ero rimasta solo io, tutto intorno silenzio.
Non fosse stato per i segni delle ruote di un SUV sulla tuta anti pioggia (tre minuti prima ero stata letteralmente scavalcata dal bestione) avrei potuto pensare che era tutto uno scherzo della mia immaginazione. Forse il traffico non esiste, e’ solo una condizione mentale
Forse abbiamo bisogno di non essere soli nell’urbe e ci inventiamo il panico stradale.

A me mi sembrava tutto abbastanza reale

lunedì 12 maggio 2008

I 7 segni dell’urbe

Io, come vi ho gia detto, sono un essere urbano
A me la campagna mi fa venire l’agorafobia.
Al limite, un paio di giorni in vacanza..
Al terzo, mi impicco.
E’ inutile che mi invitate a venire a vedere le vostre case poco urbane e poi dite qua si sta proprio bene, la mattina mi svegliano gli uccellini, questi argomenti con me non attaccano
Frega niente a me degli uccellini, la sveglia va benissimo lo stesso. Specialmente, poi, se per venirvi a trovare al ritorno devo fare una fila chilometrica per rientrare dentro l’urbe o viaggiare di sera tardi per mulattiere scassate senza luce e con la nebbia ma che vi dice il cervello?? Il canto di un fringuello vale tutto questo? Si puo’ registrare e utilizzarlo come sveglia, se il motivo per cui siete andati ad abitare in mezzo al nulla cosmico, sfidando il traffico immenso e le mulattiere infami e’ essere svegliati da un uccellino.
Ah certo, una bella soddisfazione.
Boh chi vi capisce.
Quindi, onde evitare che mi invitiate a casa vostra con la scusa degli uccellini che vi svegliano, vi faccio un elenco dei sette segni dell’urbe, in assenza dei quali non mi muovo. Eccoli:

  1. Strade asfaltate complete di segnaletica orizzontale e verticale
  2. Illuminazione stradale su ambo i lati della carreggiata
  3. Concentrazione di verde non superiore al 30% del paesaggio
  4. Indiscutibile presenza di esseri urbani nelle vicinanze della strada (secchioni dell’immondizia, rifiuti sciolti, prostitute ecc)
  5. Cellulare con pieno campo
  6. Una coda (anche minima) in corrispondenza del semaforo
  7. Aria pesante per via dello smog e delle polveri sottili

    I 7 segni possono non essere presenti simultaneamente ma sul primo e sul quarto non transigo. Se non ho pieno campo sul cellulare come faccio a chiamare qualcuno che mi venga a prendere quando mi e’ venuta la crisi di agorafobia???

mercoledì 7 maggio 2008

Urbi et Orbi- sondaggio settimanale

Sachalin,Russia
Un tecnico nordcoreano e' morto di fame sull'isola russa di Sachalin, perche' la sua compagnia si e' dimenticata di inviare i rifornimenti nel centro di lavorazione del legname in cui prestava servizio. Lo ha riferito l'Ufficio per l'Immigrazione russo. Due settimane fa funzionari del ministero dell'Interno di Mosca, giunti per un'ispezione nel piccolo impianto nei pressi del villaggio di Nish, hanno trovato il tecnico morto e un altro collega vivo ma molto debilitato. Una ditta nordcoreana aveva inviato i due tecnici sull'isola per controllare lo stato dei macchinari ad agosto, nel periodo in cui erano chiuse le attivita' e non c'erano operai. Ai due fu lasciata solo una scorta minima di cibo e nessun mezzo di trasporto o di comunicazione. Le autorita' russe avevano sollecitato piu' volte la compagnia a verificare lo stato di salute dei due tecnici, ma invano. Il lavoratore deceduto, si e' appreso, era tra l'altro in arretrato di 18 mesi con gli stipendi.

Urbe, italia
Una scrittrice di origini napoletane si indigna come una biscia leggendo la notizia sopracitata e non conoscendo altro modo per colpire la compagnia coreana anonima (che figurati se te lo dicevano, informazione incompleta bastarda) ne fa un sondaggio satirico. Complice il suo sense of humor un po’ macabro

martedì 6 maggio 2008

Misteri urbani - quesito

Quanti anziani inurbati(*) ci vogliono per effettuare un prelievo bancomat?
risposta: soltanto uno ma ci mettera’ 2 o 3 ere geologiche.
Il prelievo verra’ effettuato in un tempo t che va da 0 a 4 giorni e sara’ composto da una serie di fasi che hanno come scopo lo scassamento della minchia di chi sta in fila dietro di lui.
Fase 1: l’anziano inurbato guarda il bancomat. Il bancomat guarda lui.
Non accade nulla
Fase due: l’anziano inurbato prende l’iniziativa: si fruga in 17.000 tasche e trova il portafoglio. Si guarda indietro per vedere se qualcuno glielo vuole rubare. Estrae la tessera e fissa il bancomat. Il bancomat guarda lui.
Non accade nulla
Fase tre: l’anziano inurbato inserisce la tessera, il bancomat chiede il codice segreto. l’anziano inurbato guarda il bancomat. Il bancomat guarda lui.
Non accade nulla
Fase quattro: l’anziano inurbato si fruga in 17.000 tasche e alla fine trova di nuovo il portafoglio, estrae un pizzino di carta tutto stropicciato. Si guarda indietro per vedere se qualcuno glielo vuole rubare. Guarda socchiudendo gli occhi il pizzino. Il pizzino guarda lui. Non accade nulla
Fase cinque: l’anziano inurbato si fruga in 17.000 tasche e alla fine trova l’astuccio con gli occhiali. Io dico, ma se lo sai che ti servono gli occhiali perche’ non te li sei preparati prima?? Eh??. Si guarda indietro per vedere se qualcuno glieli vuole rubare. Incrocia lo sguardo della fila inferocita. L’anziano inurbato guarda impaurito la fila inferocita. La fila inferocita guarda lui. Non accade ancora nulla
Fase sei: l’anziano inurbato impaurito dalla ferocia della fila digita con mano tremante il codice e lo sbaglia. Guarda il bancomat che gli rigetta il codice. Gli viene un tic all’occhio. Accade che un’anima buona della fila gli si avvicini sorridente e rassicurante per aiutarlo. In 5 secondi l’anziano inurbato e’ servito e benedice l’anima buona

In mancanza di anime buone il tempo T puo’ dilatarsi verso Infinito e articolarsi in piu’ di 25 fasi, nessuna delle quali portera’ ad un’azione conclusiva che consentira’ all’anziano inurbato di togliersi dalle palle e se tu vai di fretta (e TUTTI, nell’urbe, vanno di fretta) sei finito.
Morale della favola: aiuta sempre gli anziani inurbati. Un tuo piccolo gesto di bonta’ puo’ risparmiarti una rottura di palle P che va da 0 a universo

* per la definizione di anziani inurbati vedi il mio post “anziani urbani”

lunedì 5 maggio 2008

L’odissea del bollettino perduto

Devo assolutamente pagare la bolletta della luce, senno’ scade. Anzi, adesso che guardo bene la data e’ gia scaduta.
Mi alzo ad un’ora improponibile per fare quella che io gia lo so e’ una fila senza fine.
Vado all’ufficio postale sotto casa, prendo il numero: 265. Servono il 120.
Vado via indignata
Prendo il motorino, sulla strada che faccio per andare in ufficio ci sono ben tre uffici postali. Mancano due ore all’inizio del turno, mi sento propositiva, posso farcela.
Secondo ufficio postale, chiuso per rapina.
Vado via stupita
Terzo ufficio postale, poco affollato. Mi si riaccende un barlume di speranza. Prendo il numero 91, servono il 52. Sento che questa volta ce la faro’. Dopo mezz’ora servivano il 53. Gli impiegati avevano evidentemente deciso di battere il record degli sportellisti piu’ mosci del mondo. Sono certa che ce la faranno.
Vado via avvilita
Quarto ufficio postale, mega ufficio centrale con 27 sportelli per tutte le esigenze. C’e’ uno sciopero in atto, non hanno rinnovato il contratto agli sportellisti interinali ed il personale effettivo si compone di numero 3 unita’ che si rifiutano di servire il pubblico in 3 e rischiavano impavidi il linciaggio in 3 con picchetto e cartelli fuori l’ufficio.
Vado via incazzata (solo dopo aver porto la mia solidarieta’ agli scioperanti) e l’incazzatura mi sale sempre di piu’ perche’ io penso questa cosa: che devo pagare la bastarda bolletta e sono scesa tre ore prima di casa e non e’ servito a pagare la strabastarda bolletta e che ca**o e quattro uffici postali e nemmeno uno e che miseria nera ladra ma io dico che schifo di citta’ e di paese perche’ la verita’ e’ questa: che io paghero’ la mora sulla bolletta perche’ questo paese va allo sfascio. E la colpa io lo benisssssssimo di chi e’. Del governo. Con il quale posso, finalmente, prendermela senza alcuna remora. Appena sara’ decisa la composizione, li bombardero’ di mail di protesta insulti e spamming.
Inoltre, da questo momento Poste Italiane entra nelle mia lista dell’odio per non uscirne, credo, mai piu’
Augh

venerdì 2 maggio 2008

LA STORIA CI INSEGNA

Questa e’ una nuova rubrica che ho deciso di pubblicare sul mio blog. La storia e’ ricca di episodi che dovrebbero fungere da insegnamento e monito per le generazioni future ma noi ce ne sbattiamo altamente di studiarli e ricavarne una morale. Abbiamo una memoria storica che fa pena. Per non dimenticare e fare tesoro di cio’ che e’ accaduto, periodicamente raccontero’ un episodio esemplare del passato e rapportero’ quella situazione al giorno d’oggi, per dimostrare che nulla cambia, specialmente quando le classi dominanti sono arroganti, boriose, assetate di potere ed incompetenti. E i dominati degli zerbini privi di coscienza sociale

Dunque, iniziamo

Kubilai Khan e la conquista del Giappone
Agli inizi del 1200 l'Impero Mongolo aveva raggiunto un'estensione impressionante, inglobando quasi tutta l'Asia continentale fino ai confini dell'attuale Ungheria. Ovviamente tale espansione era frutto di sanguinose guerre di conquista, per quella famosa mania dei grandi condottieri di fare la storia ridisegnando i confini della geografia. Comunque, nel 1215, l’impero mongolo conquista Pechino e nell’arco di due generazioni a riusci’ ad annettere sotto il suo dominio tutta la Cina. La riunificazione fu completata nel 1271, con la fondazione della dinastia Yuan.
Dunque, i mongoli se ne stanno in Cina, no dico, in Cina non in 3 metri quadri di spazio dico la Cina, capito? Un paese sterminato che se si vogliono misurare i km ti perdi, roba che se i Mongoli soffrivano d’insonnia invece di contare le pecore potevano contare i km fino al confine e non gli bastava una notte intera; insomma se ne stavano in Cina.
Kubilai Khan, imperatore solleticato dall’ambizione, pure se la notte contava i km non riusciva a dormire, non trovava pace. Il suo impero era troppo piccolo, smaniava di allargarlo un po’. Guardo’ la cartina geografica e decise che in Giappone pure tenevano gli occhi a mandorla e che tanto bastava per rendere i giapponesi annessi e servi all’impero mongolo. Ma come arrivare in Giappone? Dati i mezzi dell’epoca, per forza via nave. Kubilai Khan aveva stabilito la capitale dell’impero a Pechino e da li’ invio’ una cortese richiesta di sottomissione e resa al Giappone. Il quale, altrettanto cortesemente, rifiuto’. Roba che a Kubilai Khan a momenti gli veniva un travaso di bile. Io credo sia stata la rabbia a fargli perdere la lucidita’ necessaria a preparare l’attacco al giappone, dovette interpretare quel rifiuto all’annessione e allo zerbinaggio come un atto di lesa maesta’; fatto sta che non volle capire piu’ niente e 1274 venne quindi organizzata un'invasione con una flotta di mille navi e 40 mila uomini. Gli invasori cercarono di sbarcare nel nord dell'isola di Kyūshū, ma un uragano distrusse l'intera flotta e l'esercito decimato dovette ritornare in Cina.Ma i Mongoli non si arresero.
Dopo una nuova ambasceria respinta dai Giapponesi (fonti non confermate narrano di un suddito giapponese kamikaze che personalmente si reco’ da Kubilai Khan per fargli una pernacchia in faccia a mo’ di risposta dell’imperatore del giappone), prepararono un nuovo colossale attacco: nel 1281 una spedizione di 140 mila soldati con 4000 navi raggiunse il Giappone.
E qui casca l’asino.
L'esercito giapponese messo a dura prova dalle forze di occupazione venne salvato ancora una volta dalle forze della natura, un nuovo uragano infatti annientò definitivamente la flotta mongola. Solo la morte di Kubilai Khan, nel 1294, fece desistere l'Impero Mongolo dalla terza spedizione, già in progetto.
Di recente, alcuni ricercatori hanno esaminato i resti delle navi della seconda spedizione ed e’ emerso che esse fossero di pessima qualita’.
Chi costrui’ quelle navi?
Sento che a questo punto qualcuno di voi gia lo ha capito che quelle navi furono costruite …dai cinesi!! I cinesi, anch’essi governati dai mongoli, furono costretti, con la forza, ad ottemperare all’ordine di costruire 4000 navi in meno di un anno. E l’ordine poteva essere eseguito solo..come dire…risparmiando un po’ sui materiali e sulla precisione della costruzione.
Morale della favola:

  • le commesse e i sub appalti verso i cinesi esistevano gia nel medioevo
  • I prodotti cinesi subappaltati non erano un granche’ nemmeno nel medioevo
  • I padroni frettolosi, schiavisti e assetati di potere sono all’origine di morti bianche gia nel medioevo.

    Riflettete
    E non dimenticate










URBI ET ORBI

ANSA) - SYDNEY, 30 APR - Il docente di ingegneria biomedica Derek Abbott ha realizzato uno studio che mostra come tradurre i versi degli animali in diverse lingue.Per il professore dell'universita' di Adelaide, e' chiaro che i cani non fanno sempre 'bau' e gli uccellini 'cip' . La tabella fonetica che ha creato rivela ad esempio che il 'cip' dell'uccellino in Italia diventa 'pip pip' in Danimarca, 'tjiep' in Olanda, 'cheep' o 'peep' in Gran Bretagna, 'cui cui' in Francia, 'pii pii' in Giappone e 'fyit fiyt' in Russia.

(punzy) Urbe, 2 maggio - Il docente di ingegneria Biomedica Romolo UrbanIS ha realizzato uno studio che mostra come gli enormi ratti del tevere abbiano un sistema di comunicazione estremamente sviluppato e come sia possibile, attraverso lo studio dei loro potenti squitti, “tradurre” cio’ che dicono.
Secondo il dott. Urbanis dalla maggior parte delle conversazioni tra ratti emergerebbe uno squittio in particolare che viene accompagnato da un gesto di congiunzione delle zampe anteriori dei ratti stessi. La traduzione letterale di tale gesto e squittio sembra essere: “agli ausiliari je famo un culo cosi’”