venerdì 21 settembre 2007

PARCHEGGIO URBANO

Se nell’Urbe risieder vorrai, mai posto per la tua carrozza troverai e sempre lo ingegno tuo, per trovar nuovi e diversi modi per parcheggiare, usar dovrai…

Questo antico proverbio, da me inventato cinque minuti fa, riassume perfettamente la situazione parcheggio nella nostra congestionata Urbe: semplicemente, non c’è. Mancano i parcheggi al centro, nelle periferie, nei quartieri residenziali e in quelli popolari. Dove abito io bisogna girare per ore con aria indifferente mentre si aspetta che passi il camion della munnezza , così si possono spostare i bidoni e ricavare un paio di posti. Ovviamente, per avere diritto a tali posti il cittadino deve essere pronto lì con la sua auto alle sette di sera, poi dopo aver cenato e aver messo a letto i bambini scende sua moglie a dargli il cambio, così mangia, si fa una doccia e poi riscende a dormire in macchina, sennò gli ambulanti che arrivano alle sei la usano come banchetto.
Un inferno.
In compenso, nella mia strada ci sono ben sette posti per handicappati, cosa curiosa in effetti, in quanto non ci abita alcun disabile.

Ma noi cittadini lo sappiamo: vivere nell’Urbe è un privilegio ed il parcheggio è il prezzo da pagare per vivere nel cuore della civiltà. E con il tempo ci siamo attrezzati: siamo gente sveglia e attiva, non ci fermiamo mica di fronte alla mancanza di parcheggi a spina.
La difficoltà stimola l’ingegno e con gli anni abbiamo creato:

  1. la seconda, la terza e la quarta fila
  2. il parcheggio sulla linea di mezzeria, con la variante delle quattro frecce accese che significano: “torno subito”
  3. il parcheggio sul marciapiede (riservato ai fuoristrada)
  4. il parcheggio al semaforo, che comporta grandi bestemmie da parte dell’incauto cittadino privo di fantasia che si è posto dietro la macchina parcheggiata (non immaginando, povero, che qualcuno osasse davvero fare una cosa del genere)
  5. il parcheggio a incastro, che prevede di incuneare un pezzettino di parafango tra due automobili regolarmente parcheggiate e che ha come scopo la dolce illusione di aver parcheggiato regolarmente anche noi, anche se il mezzo sporge per il 90% sulla carreggiata
  6. Il parcheggio a cazzo di cane, senza forma precostituita, come viene viene
  7. Il parcheggio a molla, che consiste nel comprimere al massimo l’automobile per farla entrare in uno spazio ristretto; tale parcheggio comporta un effetto collaterale abbastanza devastante: dopo un po’ la macchina riprende le sue dimensioni originarie e si gonfia come l’incredibile hulk, danneggiando le macchine contigue e tutto ciò che c’è intorno
  8. il parcheggio a sorpresa, che consiste nel fermare la macchina all’improvviso, scendere , chiudere tutto e andarsene
  9. Il parcheggio coperto: si fa scivolare lentamente la macchina in un tombino e poi lo si richiude, così i vigili non ti beccano, tiè! Crea un po’ di problemi il tirarla fuori, però
  10. Il parcheggio estremo: si parcheggia la macchina sulla rampa del raccordo anulare, oppure su un’immissione laterale di una strada a scorrimento veloce o della tangenziale. Solo i più duri riescono a farlo.

Io vorrei dire una cosa a tutti i miei concittadini: basta, finiamola con questa follia.
Smettiamola di alimentare questa guerra fra poveri.
Se le istituzioni latitano, risolviamoci da soli il problema. Una domenica mattina andiamo tutti insieme a cementare il Tevere.E chi s’e’ visto s’e’ visto.

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