Chiunque viva in città,all’interno della cinta delle sue mura, sa che per questo privilegio deve pagare un prezzo.
Non è gratis ed il prezzo dell’urbanizzazione può essere elevato. E non parlo solo del costo degli affitti che è salito alle stelle, parlo della CONDIVISIONE DELLO SPAZIO. Noi cittadini ormai siamo rassegnati: nell’urbe ci sta un sacco di gente. Un sacco di gente negli autobus, nelle metro, nelle automobili, sui motorini, alla posta, in banca, nei negozi, negli ospedali, nelle chiese, nei bar, sui marciapiedi ..tutti sono dappertutto e sono TANTI. L’aspetto peggiore della congestione urbana è che ti segue fino a dentro casa..o quasi..
Se sei un cittadino doc, infatti, abiti in un condominio. Il condominio urbano per eccellenza è un enorme casermone con minimo trentacinque appartamenti ma rientrano nella definizione anche condomìni minori ma densamente popolati (ad es. un condominio di soli dieci appartamenti ma abitati tutti da famiglie allargate di cinesi).
La definizione canonica di condominio urbano è: palazzone enorme svettante verso il cielo popolato da esseri urbani incarogniti che fanno di tutto per darsi fastidio l’un l’altro.
Dove abito io il sindaco ci ha appena concesso la palma d’oro per il condominio urbano più rappresentativo di Roma.
Noi condomini del vicolo putrido dove abito siamo trecento, un palazzone di otto piani con quattro appartamenti per piano, dove siamo stipati oltre la capienza massima del palazzo stesso e della sopportazione umana. Io, dopo quasi sei anni, conosco si e no sei persone e solo perché ci ho litigato. L’assoluta indifferenza nei confronti dei propri vicini fa molto cittadino e anche radical chic nonché trendy.
Anche se non ho il piacere di aver fatto la loro conoscenza approfondita non ho potuto fare a meno di notare alcune caratteristiche che contraddistinguono i miei condomini, rendendoli peculiari e specifici; tutte queste caratteristiche fanno si che essi siano dei tremendi scassacazzi.
Li elenco uno a uno, in ordine di piano
La pazza del primo piano
La signora avra’ circa 80 anni. Dal suo appartamento proviene una puzza nauseabonda, ogni volta che ci passo accanto mi viene il dubbio che si stia decomponendo e mi chiedo se sia il caso di chiamare un’ambulanza, poi lei apre la porta tutta truccata (peccato che il rossetto sia sempre sbafato e l’ombretto azzurro le arrivi fino al naso) e strilla:”chi sei tu? Che vuoi? Portami giù la mondezza!” e ti porge un sacchetto colmo di puzza puzzosissima che è evidente che contiene uno o più gatti morti. La pazza del primo piano rappresenta un rompimento di palle leggerissimo: non palesa mai la sua presenza tranne che con la puzza, alla quale tutto sommato puoi provvedere mettendoti un fazzoletto profumato sotto al naso quando passi vicino al suo appartamento.
La signora abruzzese del secondo piano
Detta anche la piattola abruzzese. Nel decennio d’oro degli anni ’60 il defunto marito la portò qui nell’urbe, regalando a tutto il palazzo la sua invadente presenza. Vedova ormai da anni, con figlia grande che vive con lei e dorme nello stesso lettone matrimoniale (lo so perché è la terza cosa che ti dice quando ti incontra; la prima è che i cinesi dell’appartamento affianco al suo secondo lei sono tremila, puzzano e sono tutti clandestini, la seconda se sei informato del fatto che in questo condominio sono tutti sporcaccioni e la terza che lei non si rassegna a dormire da sola perché tiene paura della morte, quindi la figlia dorme con lei così aspettano le Vecchia Signora insieme) non le rimane che lamentarsi del prossimo suo. Va detto che i miei vicini le danno tutte le ragioni per lamentarsi: essendo dei grandi zozzoni, infatti, gettano un sacco di cose immonde dalle finestre e tutte vanno a finire sulla mega pianta che lei ha piantato in un vaso striminzito fuori al balcone che prima o poi casca e ammazza qualcuno. Il top del top si è raggiunto quando mano ignota gettò dalla finestra un preservativo usato che atterrò con grazia sulla foglia più lucente della sua mega pianta
Quel giorno la piattola abruzzese fermò chiunque, essere animale vegetale o minerale per raccontargli dello schifo accaduto. L’ho vista raccontarlo anche alle cassette della posta.
Il fastidio dato dalla piattola è medio: quando la incontri per le scale non c’è modo di evitare che ti trattenga almeno venti minuti con la descrizione dettagliata di quello che ha trovato la mattina sulla pianta; per paura che tu possa scappare senza aver sentito tutti i dettagli in genere ti tiene confidenzialmente fermo trattenendoti il braccio.
Sono io
Trentacinque anni o giù di li; sposata, annoiata, frustrata. Il marito periodicamente parte per lavoro e allora viene da lei il suo amante coattone tatuato e dal suo appartamento provengono orribili suoni e fastidiosi rumori di reti cigolanti. Considerando che la sua stanza da letto è sopra la mia il fastidio creato dalla malinconica è enorme..ma il peggio deve ancora venire: all’alba il coattone se ne va, lasciandola sola con i suoi pensieri. Lei, per consolarsi, mette su il cd di Gigi D’alessio per dieci-dodici volte e io mi sveglio con la voce di quel tamarro canterino che narra di amori malati ed insani.
Lo scienziato pazzo del quinto piano
Ricercatore di biologia, egli fa parte di una chiassosa ma allegra famiglia di sud americani, circa cinque membri (per stanza). Lo scienziato alleva cavie da laboratorio per un esperimento non ben definito. Periodicamente succede questo: il topo scappa dalla finestra, scende lungo la grondaia, arriva nel putrido cortile condominiale, si fa qualche giretto seminando il panico, tutti strilliamo dallo schifo e per paura che il topo riesca anche a salire dalla grondaia viviamo con le finestre chiuse fino a quando non lo vediamo più in giro. In genere il topo, appena capisce come cavolo uscire da quel cortile pieno di gente che urla, lo fa e col cavolo che torna indietro. Molti di loro sono stati reclutati da cattivissime zoccole di fogna che stanno organizzando un esercito per attaccare il colosseo. Il fastidio provocato dallo scienziato pazzo è medio ma incontrarlo nell’ascensore con la giacca dal cui taschino esce un topo non è piacevole.
I pakistani del sesto piano
Sono circa quindici, tra anziani, giovani e bambini e dato che per qualche stupida superstizione pakistana non prendono mai l’ascensore, salgono e scendono a piedi urlandosi frasi nella loro lingua pakistana che pure quando ti salutano sembra che ti stiano intimando di alzare le mani e sdraiarti sulla schiena. Quando li sento fuori dal pianerottolo penso sempre che un gruppo di terroristi si sia impadronito del palazzo e stiano minacciandoci di morte. Mi sono simpatici ma essendo sedici averli fuori dal pianerottolo che urlano è fastidioso.
La pazza del settimo piano
Ogni condominio che si rispetti ha un pazzo, noi ne abbiamo due: che culo.
La pazza del settimo piano è fastidiosissima: circa 30 anni, è affetta dalla sindrome di Tourette che la costringe a ragliare mentre parla. Per cui a volte la incontri, ti dice buongiorno e poi raglia per quindici minuti. La cosa terribile è che in genere, quando le viene il raptus lei si affaccia dalla finestra e raglia nell’aria condominiale, così non sfugge a nessuno che lei ha l’attacco di nervi. Ma l’aspetto veramente agghiacciante è che riesce a calmarsi solo ascoltando a tutto volume Laura Pausini. Sempre con la finestra aperta.
Grado di fastidio:
illimitato
Il portiere dell’ottavo piano
O meglio, adesso è in pensione. Per 40 anni don Salvatore è stato il portiere dello stabile ed ora è affetto da una strana sindrome patologica che gli fa ritenere di avere ancora delle mansioni da portierato: ti ritira la posta, addobba il palazzo per Natale, aggiusta i citofoni, l’ascensore e le antenne sul terrazzo. Il fastidio è molteplice: è una persona irascibile ed e se tu non l’assecondi nella sua patologia ti sputa sullo zerbino. Se non gli dai la mancia a Natale, poi, puoi scordarti di vedere la tua posta. La cosa peggiore è che tiene in piedi da anni una faida con l’ex portiere dello stabile vicino, don Vincenzo, anche lui in pensione e anche lui afflitto da sindrome di portierato acuto. Per anni si sono guardati in cagnesco da una parte all’altra della strada, contendendosi lo spazio dello sconnesso marciapiede e facendo discorsi del tipo: questa parte della strada appartiene a me, da qui in poi inizia il mio territorio ecc.
Se per caso io mi azzardo a mettere il motorino nella parte di marciapiede appartenente all’altro stabile mi becco doppia cazziata: da don Salvatore che si sente tradito e da don Vincenzo che sbuca fuori dal tombino e urla; ragazzì, ti ho detto che qua il motorino non lo devi mettere!!!
Fastidio maximo.
Una volta che non trovavo posto davanti al mio palazzo ho messo il motorino in un garage a ore. Non ce la facevo a subire la cazziata di don Vincenzo
L’infante urlatore (ubicazione sconosciuta)
Non so precisamente dove abiti, non fa parte del mio condominio ma è installato in uno degli altri enormi casermoni che si affacciano sul cortile condominiale. Nato nel gennaio di quest’anno, l’infante urlatore ha la caratteristica di piangere a pieni polmoni a partire dalle 22.40 o giù di li ed andare avanti fino alle sei del mattino. Urla talmente forte che anche con le finestre chiuse e la testa sotto al cuscino lo senti uguale, come se ce l’avessi nel salotto. Se per caso smette un attimo, è solo per riprendere fiato ed urlare ancora più forte. Fastidio incommensurabile.
Fanno inoltre parte del mio condominio un’altra serie di figure variegate non fastidiose: l’ingegnere egiziano scappato dal suo paese in cerca di una vita migliore; un cattivo amico gli ha consigliato l’Italia ed ora è qui a fare l’operaio edile di quarto livello; la parrucchiera divorziata sempre allegra che tira su le figlie da sola che l’ex marito è alcolizzato e non le passa gli alimenti; la vecchietta dell’ultimo piano, ex insegnante zitella, sempre distinta e con un sorriso dolce; il cagnolino willy tanto vecchio, quasi quanto la sua padrona; la bellissima quattordicenne filippina del secondo piano che torna da scuola ogni giorno accompagnata da un ragazzo diverso e gia ha capito il suo potere di femmina attraente; che la patatina, pure se filippina, tira.
Con tutte queste persone mi piacerebbe approfondire la conoscenza e creare una cordiale relazione di buon vicinato ma… l’assoluta indifferenza nei confronti dei propri vicini fa molto cittadino e anche radical chic nonché trendy.
1 commento:
ho ancora le lacrime dalle risate!!!!!
sei favolooooosaaaaaaaaaa
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