Una delle cose positive di essere single a trentacinque anni è che tua madre inizia a trovare accettabili TUTTI GLI UOMINI che le presenti. Chiunque le porti in casa, sarà accolto come un dio in terra, un essere soprannaturale che ha compiuto il miracolo di salvare sua figlia dalla maledizione della zitellagine.Tipi che appena qualche anno prima sarebbero stati oggetto di commenti sarcastici ed aspre critiche suocerine, diventano improvvisamente delle persone degne e buone,a cui fare un bel regalo a natale.
Una delle cose negative dell’essere single a trentacinque anni è che anche a te iniziano a sembrare accettabili tutti gli uomini che frequenti.
Tizi ai quali un paio di anni fa manco gliel’avresti fatta vedere, diventano improvvisamente delle storie possibili e, avendo ormai rinunciato da tempo all’uomo ideale, ci affanniamo alla ricerca e all’accettazione del meno peggio.
E non crediate che i maschietti stiano meglio. Noi femminucce siamo più abituate ad avere lunghi periodi di inattività sessuale, loro invece, dopo tre mesi che non scopano e trentacinque anni che non riescono a trovare una che piaccia alla loro mammina si fidanzano con la prima che gli capita a tiro, meglio ancora se lavora con loro, così non devono spendere manco i soldi dell’annuncio nella rubrica per cuori solitari. La maggior parte dei single maschi che conosco e che hanno contratto matrimonio negli ultimi due anni lo hanno fatto con la loro segretaria, la collega di stanza o il loro capo.In pratica, se sei single a trentacinque anni e lavori solo con donne, sei spacciata.
Noi single urbani, maschi e femmine, non siamo degli adulti funzionali.
Basta guardare quello che mettiamo nel carrello della spesa. A noi la Findus ci manda il cesto a Natale. Noi single urbani siamo collegati telefonicamente, telematicamente e telepaticamente; sentiamo i nostri amici al telefono o via e mail anche diciassette volte al giorno e sviluppiamo un sesto senso nei loro confronti.
Per esempio, quando il nostro amico del cuore inizia ad uscire con la troia del quartiere e s’innamora noi subito sensibilmente sentiamo che sta arrivando una tranvata.
Noi siamo le nuove tribù.
Ci guardiamo intorno, ci scegliamo e ci frequentiamo vivendo in una virtuale comune del ventunesimo secolo, in cui i muri sono stati sostituiti dalle fibre ottiche e dalle BTS. Mica come i parenti che ti capitano e te li devi tenere. Noi ci curiamo le ferite d’amore, facciamo la spesa l’uno per l’altro quando stiamo male,abbiamo sempre il telefono acceso anche la notte perché noi siamo amici a trecentosessanta gradi.Siamo una grande famiglia, l’urbe è la nostra casa.
Viviamo la nostra esistenza da trentacinquenni come se ne avessimo sedici, facendo tardi la sera,andando per locali, trovandoci degli interessi per incontrare altri single urbani. Sappiamo sempre qual è l’ultimo film in uscita, dove lo danno, quando e dove si terrà la mostra dell’architetto del momento,siamo sempre in ordine: lavati, puliti, profumati con mentine nella borsa (che non si sa mai). Eminenti sociologi hanno nominato questa condizione “complesso di Peter Pan” e ci hanno classificato come soli, tristi, depressi, infelici e con qualche sottile e complessa forma di disturbo della personalità (altrimenti, diciamocelo, qualcuno che ti si pigliava lo avresti pure trovato).
Essere single urbano è bello
E’ fantastico essere liberi, mangiare quando si ha fame, dormire quando si ha sonno, non andare in giro con macchie di vomito del pupo sulla camicia, avere tantissimi argomenti di conversazione oltre ai nuovi tipi di biberon…
Certo, è chiaro che ci farebbe piacere avere vicino un tipo o una tipa che stà lì a preparare la cena quando rientri ma se non la troviamo che dobbiamo fare? Davvero dobbiamo prendere il primo che passa e sposarcelo? Quando si arriva alla nostra età non si perde automaticamente la dignità: abbiamo dei sogni, dei desideri, delle speranze. E dopo che abbiamo assaggiato il brivido della libertà, dell’autodeterminazione,dopo che fatichiamo da una vita per arrivare a fine mese e vinciamo DA SOLI le nostre battaglia, acquistiamo semplicemente la cognizione del nostro valore…e se noi valiamo, chi ci sta accanto deve valere quanto noi, se non di più..quindi, cari sociologi, sappiate che se siamo soli..è quasi sempre perché lo vogliamo..
Evidentemente, non abbiamo incontrato altre persone che valgono quanto noi.
Il mio psicanalista me lo ripete da anni e quasi quasi inizio a crederci anch’io
Nessun commento:
Posta un commento