E’ che io sono un essere urbano.
Amo la città, i suoi rumori, i suoi odori,il suo smog,la sua congestione, il suo delirio architettonico,il traffico impazzito,i cittadini incarogniti,gli autobus affollati, le metro puzzolenti,i marciapiedi stretti e sporchi…la città mi fornisce il giusto grado di esaurimento nervoso funzionale ad espletare le mansioni quotidiane di una brava cittadina.
La città mi stimola.
La città mi inebria
Sono innamorata dell’Urbe
Come spesso accade nei rapporti d’amore, si dà il partner per scontato. E’ li, abita vicino a te, condivide il tuo pasto, il tuo letto,il tuo bagno e dopo un po’ diventa una presenza di fondo nella tua vita, come per esempio la tua macchina o il tuo lavandino; ti piace, l’hai scelto tu, l’hai voluto ma ormai è acquisito; non ci fermiamo mai a pensare che bella cosa è stato incontrarlo e averlo con noi.
Quando sei un cittadino doc e passi metà della tua vita ad incazzarti con quelli che hai intorno e a prendere mezzi pubblici puzzolenti e affollatissimi, a lottare per rimanere vivo sulle strade mentre orridi mostri meccanici tentano sadicamente di schiacciare te ed il tuo due ruote, raramente pensi al privilegio che hai essendo un CITTADINO. Se decidi di andare a teatro e devi scendere di casa alle sei per riuscire ad arrivare dall’altra parte della città e perdere un’ora e mezza nel traffico dell’ora di punta, girare quarantacinque minuti per un parcheggio, dare la mancia al tossico parcheggiatore abusivo, farti cinque km a piedi perché ovviamente l’unico posto che hai trovato non era propriamente vicino al teatro, difficilmente il tuo pensiero va all’orgoglio di far parte dell’URBE.
Noi cittadini siamo abituati ad un rumore di fondo, mentre camminiamo per le strade; se riceviamo una telefonata ci troviamo ad urlare affinché il nostro interlocutore ci senta ed intorno a noi altri mille e mille cittadini urlano nei loro cellulari e mille e mille macchine clacsonano impazzite e mille mille vigili fischiano e mille e mille motociclette rombano e questo, signori, è il rumore dell’urbe.
Ovvio che poi, la prima volta che vai in campagna e ascolti gli uccellini e l’acqua che scorre nel ruscello pensi che questi sono i rumori che orecchio umano dovrebbe sentire.
Se fai il pendolare e prendi la metro al mattino e alle sette già puzza mista di aglio e lerciume vario e poi esci in superficie e il 791 che hai appena perso ti sbuffa in faccia il suo schifo dal tubo di scarico e questo succede tutte le mattine di ogni giorno, tutti i giorni di ogni settimana, tutte le settimane dell’anno di tutti gli anni che dovrai lavorare alla mortale azienda a cui hai dovuto vendere l’anima è più che comprensibile che alla prima gita al mare, sentendo il profumo dello iodio, pensi che narici umane non dovrebbero mai sniffare altro.
Torni a casa, nel tuo piccolo appartamento urbano,nel condominio urbano dove altri miseri urbani come te stanno rientrando e chiudi la porta di casa e ti guardi i 50 mq dove vivi con tua moglie, i tuoi due figli ed il cane e pensi che non hai nemmeno uno straccio di angolo tutto per te e non hai voglia di parlare con nessuno ma devi parlare con tutti e arriva anche la vicina di casa che chiede una tazza di latte e subito ti chiama il tuo capo per una cosa che dovrai fare domani e state seduti a tavola stretti stretti che la cucina è piccola e i ragazzini urlano..
La città ti stressa
La città ti spompa
La città ti invecchia.
Sei stanco, esaurito, depresso , congestionato e mezzo sordo; odi i tuoi vicini di casa, il tuo capo,l’autista del 791,tua moglie e anche i tuoi figli , anche se non lo confesseresti mai.
E così lo fai.
Te ne vai dall’URBE
In campagna
In mezzo agli uccellini, ai ruscelli, al silenzio della natura. E hai una bella casa grande con il giardino ed il caminetto ed uno studio tutto per te e la famiglia si perde negli spazi e il cellulare non prende dentro casa e il tuo capo non ti può raggiungere e i ragazzini forse urlano ma non lo sai perché stai chiuso nel tuo studio a sghignazzare sul geniale sistema da te trovato per sfuggire alla congestione urbana.
Lascia che ti dica una cosa, cittadino trapiantato.
La tua fuga dall’URBE è un meschino ed egoistico gesto le cui conseguenze dovranno subire i tuoi amici e parenti, e anche i tuoi figli quando saranno adolescenti e dovranno farsi 30 km a piedi per trovare la donna più vicina.
Tu sei andato via e io ti capisco; ognuno ha i suoi limiti e io mi lamento dalla mattina alla sera della mia misera condizione di cittadina urbana motorizzata e terrorizzata ma se tu vai via dall’urbe, amico mio, devi fare una scelta radicale; taglia i vecchi legami, dì ciao ciao davvero ad amici e parenti e ricomincia tutto daccapo con i tuoi villici vicini;
Fai il campesino in tutto e per tutto.
Non costringerci a venirti a trovare
Se a te va di farti 20 km di autostrada e 18 uscite di raccordo anulare per giungere alla tua moderna fattoria, va bene. Ma non invitarci a casa tua la domenica o al tuo compleanno: ci attiri lì con la scusa che è primavera e possiamo mangiare la carne alla brace di villica origine e poi ce ne stiamo davanti al camino a bere grappa e a parlare di politica e poi guardiamo il tramonto sulla valle dalla tua terrazza del piano di sopra.
Bellissimo senza dubbio
Io ci sono venuta a trovarti.
Avrei dovuto capire che non era una grande idea quando mi hai dato il tuo indirizzo e ho potuto constatare che non faceva menzione di una via specifica ma diceva di percorrere il raccordo ed uscire all’indicazione “fine della civiltà”,prendere l’autostrada , uscire a culonia nord poi imboccare la statale ovest e dopo il benzinaio girare al quarto palo a sinistra.
Il quarto palo a sinistra NON E’ UN INDIRIZZO.
Via Giacomo Aldini 15 è un indirizzo.
Via Galvani 23 è un indirizzo.
La statale ovest è in realtà poco più di un vicolo, è ridotta male e si vede che non ha alcun tipo di illuminazione.
Comunque, ci vengo
E vedo la tua bella casa, con il tuo bel giardino e mangio il tuo cibo e beviamo la grappa intorno al camino e guardiamo il tramonto ed il giorno si fa sera e arriva la la nebbia e io me ne devo tornare a casa.
E percorro all’indietro la maledetta statale e non si vede assolutamente nulla e poi incontri un bivio ma vai a capire dove devi girare e la nebbia è nebbiosissima e io avrò anche un pregiudizio ma se volevo vivere in mezzo alla nebbia me ne andavo a vivere in padania, cazzo e ovviamente non ci sono lampioni, la statale segnaletica orizzontale è del tutto sbiadita e c’è nebbia pure in autostrada e non si vede nulla ma si capisce benissimo che intorno a te ci sono pericoli pericolossimi come zombie o tir impazziti che sbandano fuori strada ma tu li vedrai solo quando sarà troppo tardi.
Urbe, urbe mia, perché ti ho lasciata?
Quale insano istinto mi ha guidata fuori dal tuo raccordo anulare?
Perché, perché mi sono lasciata sedurre dal verde che prolifera fuori dalle tue mura?
Sono stata blasfema, madre Urbe, perdonami.
Giuro che se riesco a rientrare in città viva domani vado a baciare il colosseo e anche vado in pellegrinaggio scalza al circo massimo e arrivo fino ai fori parlando al contrario per punire la mia bocca che ha prounciato parole impure ed extra urbane.
Ma fammi uscire da questa ovatta, ti prego
Ma come fanno i villici da queste parti a vivere con questo fenomeno atomosferico assurdo? E corrono pure, stì stronzi e clacsonano e ti mostrano il medio senza rispetto per una povera cittadina terrorizzata dallo stare in mezzo al nulla e al silenzio che tipo buco nero inghiotte gli ultimi residui di coraggio che mi sono rimasti.
E tutto perché? Perché al tuo amico hanno ceduto i nervi e si è voluto comprare la mega casa in campagna ed è andato ad abitare sulla strada sterrata al quarto palo a destra.
Vi dico una cosa, cari signori che scappate dalla città: andatevene e arrivederci.
Salutateci per sempre.
Non potete fare i campagnoli con gli amici cittadini.
Cercatevi altri amici; in fondo, avete fatto una scelta, abbiate il coraggio di sostenerla: se non vi piace la città non vi piacciono nemmeno i cittadini, non ci costringete ad annuire mentre ci raccontate che vi alzate alle cinque del mattino per arrivare con la macchina alla stazione ferroviaria più vicina per prendere il treno, giunti in città vi ficcate nell’autobus e poi fate tutto uguale al ritorno però quando rientrate dentro casa adesso avete lo studio privato ed il sacrificio vale la pena.
Non posso resistere per molto con il sorriso educato quando sento simili follie.
Quando mi volete vedere, la strada la conoscete
Finalmente ecco il raccordo e la Prenestina e la Colombo, la mia arteria della morte preferita.
Mentre sono ferma al semaforo un cretino getta un petardo e lo scoppio è terrificante.
Neanche mi smuovo.
Gli stronzi coi petardi a me mi fanno un baffo.
I pericoli cittadini mi rimbalzano
Mi sento di nuovo wonder woman mentre riparto e a momenti tampono il tizio davanti a me che trattava il prezzo con una mignotta.
Questa è vita, signori
Questa è l’urbe
Fatta di strade illuminate,asfaltate, mal frequentate.
IO sono un essere Urbano
E ai cittadini orgogliosi di esserlo io regalo queste mie parole:
VIVA VIVA LA CITTA’
Viva il traffico, lo smog e rumori
La metro affollata ed i suoi cattivi odori
Viva l’autobus che non arriva
Viva la folla in mezzo alla via
Viva i secchioni che sono stracolmi
Mangiano i topi e pure i colombi;
viva il parcheggio che non c’è,
prima o poi qualcuno uscirà e toccherà anche a te;
viva i vicini rompicoglioni
viva le case senza balconi
viva la vita cittadina
i negozi aperti sera e mattina
gli ipermercati e centri commerciali
viva le voglie che ti puoi far passare
viva la storia di queste strade
viva le antiche piazze assolate
viva il tramonto sull’ansa del fiume
concentrati sul cielo e non guardare il lerciume
viva il traffico palpitante
viva lo smog che mi uccide lentamente;
viva i clacson suonati a morte
viva le orecchie che si sono rotte
viva i barboni sotto i ponti
vissuti di sogni e morti di notte
viva la città che non li guardava,
maledetta, vecchia, incantata puttana
viva la tua placida indifferenza
ti amano, ti odiano, non te ne frega niente
Di tutte le urbi tu sei la regina
Il più comodo di tutti i vecchi cuscini
Quello di cui non ti riesci a disfare
Viva viva la città
Viva il traffico lo smog e i rumori
La metro affollata ed i suoi cattivi odori
Viva i cittadini che vivono velocemente
Vanno di fretta e non perdono un momento
Ma di tanto in tanto si vanno a riposare
Sul più comodo dei vecchi cuscini
Quello di cui non ti riesci a disfare
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