Voglio dire: i nostri cellulari a momenti ci fanno pure il caffè, abbiamo sofisticati pc, schermi al plasma, palmari e se vuoi sparire dall'universo invece ti trova faccia libro.
Per questo trovo romantico che ancora si utilizzino, nell'Urbe, strategie comunicative altamente tradizionali come la conversazione ad alta voce fatta dal balcone.
Descrivo la scena:
Urbe, esterno giorno.La luce indica tardo pomeriggio, sole basso e luce rosea
L'esterno descrive un quartiere popolare: marciapiedi sporchi e sconnessi, passanti vestiti in maniera modesta, un mercato sullo sfondo verso destra, bucce di banana in terra. Puzza di fogna mista a rifiuti organici del mercato combinati con monossido di carbonio delle macchine che parcheggiano in sesta fila ma suppongo che quest'odore non sia percepibile da voi e che forse potevo anche evitare di descriverlo. Una disadattata entra da sinistra, è palesemente vestita con gli unici abiti puliti che ha trovato nell'armadio la mattina e ha una busta piena di scatolette per gatti
Da questo momento la struttura narrativa del post cambia e si sposta seguendo il filo diretto degli ingarbugliati pensieri della protagonista disadattata.
Dunque, io adoro la piazza del mercato, perchè è oscenamente urbana. Non credo ci sia un posto più urbano di questo nel quartiere, si concentrano in un solo luogo i sette segni dell'Ube:
- la munnezza
- la puzza di smog e rifiuti con sottofondo di profumo di mandorli in fiore e fiume paludoso (vi giuro, semmai venite nell'Urbe fateci caso: è il suo odore
caratterstico) - Negozi squallidissimi uguali a sè stessi dal 1974
- Una bella centralina telefonica inquinantissima enorme che offre campo pieno a tutti i nostri cellulari
- Traffico convulso e impazzito
- Umanità varia, di tutti i colori e le razze
- Qualche scritta sui muri che inneggia a Totti, alla morte dei laziali,alla morte di Totti.
Sono lì impalata che mi guardo la scena rapita come se stessi seguendo un fantastico sceneggiato televisivo, quando una conversazione tra le centinaia che si svolgono intorno a me cattura la mia attenzione.Il soggetto della conversazione è il blocco intestinale.Ne palano una signora anziana piuttosto corpulenta con accento romanesco bello forte (stile fisico e mimico dela sora Lella, per intenderci) affacciata alla finestra del primo piano di uno dei palazzoni che danno sul mercato; il suo interlocutore è un tipetto seccardino, segaligno, di carnagione giallognola; un pò meno anziano della sora Lella e dall'aria sostanzialmente depressa e malaticcia. La conversazione mi sembra interessante e mi metto subito ad origiliare (ma vi assicuro che il tono di voce consentiva tranquillamente l'ascolto da almeno sette metri di distanza con dovizia di particolari) e quindi mi metto comoda su una panchina e mi accendo pure una bella sigaretta.
E lo so che non è bello origliare i fatti degli altri. Ma in fondo, io sono una cronista dell'Urbe, devo raccontare, scrivere, informare, insomma: l'origliare per me è un dovere di cronaca.
E quindi capisco quanto segue:Il seccardino ha da poco perso la moglie (amica della sora Lella) ed insieme alla moglie ha perso anche la voglia di vivere e quella di andare al bagno. La sora Lella tenta di tirarlo su consigliandogli il suo medico curante, ottimo sturaintestini, a detta sua: Nun t'arrenne' Toni', se t'arrenni è finita. La morte t' trova. Annina tua nun te vorrebbe vedè così..famo 'na cosa, domani er medico mio riceve, tu vie' cco'mé che ce fa passà avanti; lui te consiglia na' bella purga, vedrai te, se te senti meglio: te senti rinato, te torna la voglia de campà..E' evidente che, per la sora Lella, la voglia di vivere e di cagare vanno di pari passo. Si lancia poi in un complesso e pindarico parallelo tra la morte della povera Annina e quella suo povero marito e di come pure lei aveva avuto questo problema che non riusciva più ad andare al bagno.
Cioè qua nell'Urbe quando perdi il tuo partner di una vita diventi stitico. Interessante.
Il lutto non si addice alla carta igienica.
La sora Lella ormai è lanciatissima e dice che quando uno è giovane non ci pensa che andare al bagno fa tanto bene, poi diventi vecchio e capisci, ma troppo tardi, quanto la regolarità intestinale sia in effetti indispensabile e auspicabile.Io a questo punto perdo il personaggio di osservatore nascosto e scoppio a ridere, cerco di darmi un contegno fingendo di parlare al cellulare ma la sora
Lella, furba, ha mangiato la foglia e mi guarda schifata, Tonì, fa 'na cosa, viè su che ne parlamo da vicino, che qua la gente li cazzi sua nun se li fa..diceva mì nonna chi si fa i cazzi sua campa cent'anni..
e caga di molto, aggiungerei