domenica 30 dicembre 2007

Munnezza urbana

Data la mia origine terronica, ho festeggiato il compleanno di Gesu’ bambino a Napoli, con la mia famiglia.
Come nella migliore tradizione eduardiana.
Ho colto dunque l’occasione per analizzare da vicino il problema della munnezza a Napoli.
L’emergenza munnezza e’, in realta’, l’emergenza camorra e immagino di non avervi detto nulla di nuovo. Le cose stanno piu’ o meno cosi’: noi napoletani onesti e perbene (siamo in 20- 25 ma ci facciamo sentire) tifiamo per le istituzioni e preferiamo morire sommersi dalla munnezza piuttosto che permettere ad un solo camion del sistema camorra di raccogliere e stoccare un singolo sacchetto nelle loro discariche sporche di sangue. Ma, se vogliamo mantenere il punto ed il principio, dobbiamo organizzarci: i cumuli di munnezza hanno raggiunto dimensioni impressionanti, parliamo di circa quattro metri di larghezza e almeno uno e mezzo di altezza. I napoletani che hanno casa al primo piano bestemmiano perfino San Gennaro.
Dopo aver osservato, annusato e toccato con mano e con piede e con ruote della macchina la situazione munnezza, mi permetto di offrire al sindaco di Napoli e al presidente della regione Campania tre possibili soluzioni:

Prima soluzione: fare della munnezza un soggetto istituzionale e tentare di avviare un dialogo con essa. Questa soluzione presenterebbe l’ulteriore vantaggio di costringere le enormi zoccole che abitano i cumuli di munnezza a pagare l’ICI. Certo, il dialogo inizialmente presenterebbe qualche difficolta’: gia me lo vedo, il vigile urbano Gennaro Esposito, impettito nella sua divisa mentre tenta di ricondurre all’ordine un mucchio di munnezza: “Ue’ sacchetto qua non ci puoi stare. Sali un poco piu’ sopra al marciapiede che in mezzo alla strada dai fastidio, le macchine non si riescono a mettere in seconda fila”.

Seconda soluzione: La munnezza potrebbe diventare il nuovo sponsor della squadra del Napoli. I sacchetti potrebbero essere stoccati nello stadio San Paolo e i giocatori, quando segnano, possono andare ad abbracciare i cassonetti sotto la curva B. Oppure, quando perdono, possono gettarvisi direttamente dentro, senza aspettare che lo facciano i tifosi.

Terza soluzione: si potrebbe organizzare, a Napoli, il festival internazionale della munnezza artistica, invitando scultori di tutto il mondo a realizzare opere d’arte con i sacchetti della munnezza; le sculture cosi’ realizzate verranno ricoperte di vetroresina e policarbonati, al fine di renderle resistenti alle intemperie e poi trasportate intere intere nel cratere del Vesuvio. Cosi’ alla prossima eruzione ci facciamo due risate.

Nel frattempo, i napoletani, gente versatile, stanno imparando a convivere civilmente con la munnezza; la considerano ormai parte della citta’.Alla stazione centrale ho visto bancarelle vendere la munnezza ai turisti come souvenir:” Munneeeezza, munnezza fresca dei quartieri spagnoli!” “Munnezzaaa, munnezza di giornataaaaa”

Munnezza napoletana, signo’.
Accattatavella

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